Niente bacio collettivo. Ma gli studenti esultano

Solo un sit-in di protesta fuori dall’istituto prima delle lezioni al «Rosselli» di Voltri

Niente bacio collettivo. Ma gli studenti esultano

Avevano deciso di farsi contagiare dalla pubblicità. E quello che pensano della sfuriata della preside volevano «dirlo con un bacio». Tutti insieme, tutti davanti al portone a baciarsi prima della campanella. Per vedere se lei, la preside di ferro, sarebbe stata pronta a convocarli tutti e a minacciare una sospensione collettiva, come quella «promessa» a Emanuele ed Elisa sabato mattina. Poi però, proprio l’idea di finire in tv o suoi giornali, visto il gran numero di telecamere e fotografi davanti alla scuola, deve averli convinti a rinunciare alla clamorosa protesta. Ieri mattina i ragazzi dell’istituto tecnico per il commercio hanno preferito fare una manifestazione più «classica», con un piccolo presidio, un sit-in prolungato prima delle lezioni. E così solo qualche coppietta ha deciso di scambiarsi un’effusione simbolica, e soprattutto molto molto innocente, proprio come sostengono di aver fatto sabato mattina i due fidanzatini ripresi.
Gli studenti, in fondo erano già contenti così. La loro vittoria l’avevano già ottenuta ottenendo la solidarietà di molti genitori e di molti insegnanti del «Rosselli» che ieri mattina erano accanto a loro per dire basta ad alcuni «eccessi di rigore» da parte del capo d’istituto. Non solo. Il caso del bacio proibito a Voltri non è rimasta confinata a Genova o in Liguria. La notizia è arrivata anche al ministro per la solidarietà sociale, Paolo Ferrero, che non sarà direttamente il responsabile della pubblica istruzione, ma che certo ha usato la mannaia per attaccare la preside colpevole di un eccessivo rigore. «Trovo demente che due ragazzini, perchéè si sono baciati fuori scuola, rischiano di essere espulsi.

Quel bacio segnala un affetto che è contrario al bullismo - sono state le sue parole esatte -. Certi elementi di moralismo che vengono fuori sono sciocchi. I giovani riverberano i nostri problemi, non sono loro il problema».

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