Niente limiti per i pirati della rete

Scaricatori liberi contro paladini del diritto d’autore. Sta diventando sempre di più la sfida del secolo. Combattuta a colpi di lobby e di cause in tribunale. Dopo il gol messo a segno dai fan del copyright con l’arresto negli Usa del creatore del sito Megaupload (usato da milioni di persone per vedere film e musica liberamente), ora arriva il pareggio del partito avverso: la Corte di giustizia europea ha dato torto alla Sabam, la Siae del Belgio, che voleva mettere la museruola a Netlog, un social network, stile Facebook, frequentato soprattutto da giovanissimi. Sempre pronti, ovviamente a condividere tra loro il film preferito, il brano, il video, scaricandolo liberamente dalla Rete come fanno ormai milioni di persone in tutto il pianeta.
Una marea crescente contro la quale l’industria discografica è in perenne lotta, nel tentativo di mantenere il controllo sul mercato. É così che la Sabam si è rivolta alla giustizia europea per costringere Netlog a usare dei filtri antipirateria, ovvero dei dispositivi che bloccano chi cerca di condividere sul sito materiale soggetto a copyright. Si tratta di uno strumento piuttosto efficace, perché interviene automaticamente, agendo sui flussi di traffico. Certo è che, applicando un meccanismo simile, il social network avrebbe perso gran parte dell’appeal tra i giovani. Ecco perché Netlog si è difeso alla grande presso la Corte Ue, ottenendo una pronuncia favorevole. A salvare Netlog è stata la Direttiva europea sul commercio elettronico, che tende a salvaguardare il settore, impedendo che vengano imposte procedure troppo onerose per il gestore, com’è il caso dei filtri antipirateria.
La vittoria dei «pirati», come vengono etichettati dagli avversari, non è solo un fatto locale. La pronuncia della Corte fissa un preciso paletto per tutta Europa. E infatti anche l’Associazione italiana dei provider, che rappresenta le aziende che forniscono l’accesso alla Rete agli internauti, saluta la sentenza come un fatto storico.

Dalla Rete ora si leva la richiesta di riconsiderare il modello di lotta cieca al «download» libero di brani e film, soprattutto da parte di quegli Stati, come la Francia, che hanno varato leggi iper restrittive in materia. E ora si spera in una sentenza che impedisca di «punire» gli internauti senza una decisione del giudice. Sarebbe un duro colpo per il fronte del copyright.

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