Il non-profit se la prende con Dante

C’è una guerra in corso che la maggior parte delle persone, ottenebrate da decenni di propaganda settaristica e ideologica, pare essere stata resa antropologicamente impossibilitata a discernere. È una guerra aperta, ormai, mossa contro i fondamenti della Cultura Occidentale, ciò che Magdi Cristiano Allam definisce correttamente i «valori non negoziabili» della nostra civiltà. L’attacco è partito contro il Crocifisso nei luoghi pubblici e con la negazione di inserire le origini greco-romano-cristiane nel Preambolo della Costituzione della nascente Europa. Ed ora ecco la sortita di una associazione no-profit, tale «Gherush92», che chiede lo stralcio del capolavoro dantesco dall’elenco dei titoli di testo nelle scuole. Il motivo dell’attacco è ormai noto: il massimo poeta della cultura d’Occidente sarebbe un omofobo, ovvero un tipo che disprezza e non sopporta gli omosessuali, ed è sia antisemita che islamofobico. Lo si accusa di omofobia espressamente perché, in conformità ai canoni etici del tempo, i sodomiti sono ospitati in un loro girone. Beh, noi ci pregiamo di osservare che il rapporto che Dante intrattiene colà con il suo vecchio maestro, Brunetto Latini, è uno dei più dolci e delicati dell’intero poema. Strano, per un autore indicato come «omofobo». Abbiamo letto, invece, che sia islamofobico in quanto relega Maometto nella profondità di Malebolge per eresia. Niente di più falso: Dante condanna Maometto non in quanto eretico, ma perché «Seminatore di scismi e di discordie»; il sedicente profeta è spaccato in due come un animale perché ha spaccato in due l’umanità, dividendola in Fedeli e Infedeli.
Ma c’è una cosa di cui stranamente questi alti esegeti della «Gherush92» si dimenticano: il Saladino (il condottiero islamico per eccellenza!), è collocato nella tranquillità del Limbo, messo, seppure in disparte, tra i giganti della cultura classica. Insomma, se Dante fosse stato islamofobico, mai un Saladino avrebbe potuto essere collocato accanto a spiriti nobili come Platone ed Aristotele. Non solo, nel Limbo sono citati anche Avicenna e Averroé, che proprio di Platone e di Aristotele furono tra i primi grandi commentatori, i quali, celebrati da Dante, furono invece costretti alla massima prudenza in casa loro; Averroé, in particolare, fu perseguitato per l’intera esistenza come eretico dalla Inquisizione islamica (la Minha), che, per chi non lo sapesse, fu addirittura istituita già nel corso del IX secolo.
Si dice, infine, che Dante sia un antisemita perché considera gli ebrei dei deicidi. Beh, è ancora da dimostrare che teologicamente abbia torto, ma non è questo il punto.

Il punto è che non c’è nulla di razzistico nel dominio dantesco: i premi e le punizioni vengono assegnati per gli atti compiuti in forza dell’ignoranza o della cattiva qualità delle culture professate, non certo per il colore della pelle o per l’etnia di origine. Si potrà dunque senz’altro parlare di un Dante antigiudaista, ma mai di un Dante antisemita.
*Centro Lunigianese di Studi Danteschi

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