Ma non si può chiedere scusa a chi ammazza

di Fiamma Nirenstein

C'è un errore di approccio culturale evidente nel bruciare dei testi del Corano. Ed esso è pesante e insopportabile quando proviene dalla potenza americana, oltretutto nella delicatissima fase di ritiro dall'Afghanistan. Come abbiano potuto gli ufficiali americani decidere di bruciare cento testi del Corano, è difficile capire. Hanno compiuto, oltre che un brutto sgarbo, anche un errore culturale che sembra un lapsus quasi voluto: il mondo occidentale, dopo tante umiliazioni, ha qui ignorato il fatto che laddove si compiono atti che offendano la religione, là si scatena una violenza delittuosa e incontenibile. Consideriamo dunque l'errore per quello che è stato: non una distrazione, ma una mancanza di rispetto per le altrui opinioni, certamente. Ma l'errore, il disprezzo per un'altra fede, il semplicismo, non hanno niente a che fare con il meccanismo culturale per cui la violenza è esplosa. Essa, non ci appartiene e non dobbiamo farcene carico. Noi, gli occidentali, siamo stati sciocchi e irrispettosi. Ma se per un attimo pensiamo alla piece del Cristo di Romeo Castellucci, quella della merda, vediamo che il massimo delle reazioni da noi possibile per una violazione religiosa è aggressività, dimostrazioni verbali anche di estrema condanna. Lo scontro è astratto. Dal punto di vista di chi odia che le religioni e la libera opinione in genere vengano offese, e chi scrive è fra questi, un gesto che riguarda un libro, per quanto fondamentale, o una piece teatrale, o un film, o una proclamazione di qualsiasi genere è passibile della critica più micidiale… ma non è accompagnato da omicidio, non da noi. Invece le caricature di Maometto significano sangue; i libri di Salman Rushdie e di quant'altri richiedono l'assassinio benedetto da fatwe; il film Submission di Theo Van Gogh fu seguito da una mostruosa esecuzione nel novembre del 2004. Di più: l'appartenere a fedi diverse dall'Islam o esserne considerati traditori è anch'esso un crimine che si punisce sovente con la morte, come i poveri uccisi della Nigeria. Essere ebrei è poi un crimine che merita due volte la morte, l'invito a ucciderli è un leit motiv che si insegna ai bambini in moltissime scuole islamiche, seguito ovunque possibile da azioni. E gli episodi di queste ore in Israele, in cui i palestinesi hanno perso un giovane negli scontri iniziati dalla Spianata delle Moschee, sono partiti con lancio di pietre dall'alto del Muro del Pianto contro gli ebrei sottostanti e nascono di nuovo da parole, certo inopportune, di un sito di frangia della destra israeliana che invitava gli ebrei a salire sulla spianata, dove un tempo sorgeva il Tempio. Parole che suscitano violenza fino all'assassinio. Ma a noi questo non deve sembrare naturale.

Obama ha chiesto scusa, ma forse avrebbe dovuto specificare che era per la mancanza di rispetto dimostrato verso il Corano e non per nascondersi dall'esplosione di violenza. Nessuno deve pensare che le nostre scuse siano volte a quelli che spargono odio e uccidono.

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