Non solo reality: c’è una Tv che fa pensare

Non solo trash, non solo reality. La buona notizia è questa: esiste una Tv buona, positiva, propositiva. E che - certamente - rischia di ruzzolare nel buonismo, nel pietismo. Di precipitare giù per la scarpata della vecchia Tv del dolore, della speculazione sui sentimenti e dell’ipocrisia. Lo capiremo solo vedendo, domani sera, Amore in cui Raffaella Carrà propone delle adozioni a distanza con filmati e testimonianze di esperienze dirette. La notizia non è che ci sono i rischi: si sa. Nessuno ha l’aureola e anche chi c’è l’ha non è il garante di tutto ciò che fa. L’ambiguità è la compagna più fedele di noi umani. Tanto più quando si va in Tv, davanti a milioni di persone, con tanti soldini che girano. Tutto vero. La notizia è un’altra: che qualcuno ci prova. Avventurandosi tra queste insidie, per provare a dire qualcosa di nuovo. Raffa, la Signora della televisione, ci prova.
Abbiamo appena finito di lamentarci per gli eccessi di Mammucari, per il trash dell’Isola dei Famosi, per le risse di Amici. Protestiamo per il vuoto spinto dei contenitori pomeridiani, il gossip sparso a tutte le ore e in tutti i palinsesti, per i modelli che i reality show propongono ai nostri figli, per l’idolatria del corpo che tracima da quasi tutta la televisione di questi anni. Ecco: per fortuna quel quasi comincia ad allargarsi, a rosicchiare un po’ di terreno al conformismo. Qualche segnale di fumo era spuntato in C’è posta per te quando, coraggiosamente, Maria De Filippi aveva invitato dei ragazzi Down, salvo fare un passo indietro dopo il diluvio di polemiche. O quando, nella seconda puntata de Il senso della vita, Paolo Bonolis aveva intervistato Stanley Williams, il detenuto in attesa dell’esecuzione capitale decretata dallo Stato della California.
Segnali di fumo. Non si tratta di essere manichei, di dividere la televisione in buona e cattiva. Né di puntare il dito contro i programmi di pura evasione. Abbiamo tutti il diritto di rilassarci, di staccare, la sera, dopo giornate di lavoro e di stress. Anche di mandare in vacanza la materia grigia, qualche volta. Ma abbiamo anche il diritto di sperare che ci possa essere una Tv che arricchisce, che ci fa pensare, che ospita l’altro, la diversità.
Nella scena finale di Good Night, and Good Luck, Ed Murrow, il giornalista che si schierò contro gli eccessi del maccartismo, dice che la televisione può essere usata «per intrattenere, divertire, isolare» oppure per informare e arricchire chi la vede.

Ma se non sarà usata così, resterà solo «una scatola che contiene dei fili elettrici e delle valvole». Oggi non siamo certo di fronte a questo bivio. Sappiamo però che esistono due modi di intendere l’uso della televisione. Che possano convivere, è un’altra buona notizia.

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