D iverse evidenze cliniche ed epidemiologiche supportano il legame esistente tra obesità e carcinoma mammario, soprattutto nel periodo della post-menopausa. Se ne è parlato recentemente all'Accademia di medicina di Torino. Tema dell'incontro: «Adipochine e tumore mammario: ruolo della leptina», relatore il professor Sebastiano Andò, direttore del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell'università degli Studi della Calabria.
Diverse evidenze cliniche ed epidemiologiche supportano il legame esistente tra obesità e carcinoma mammario. Gli studi condotti dal gruppo di ricerca del professor Andò, ripresi dalle più importanti riviste di divulgazione scientifica negli Stati Uniti, hanno chiarito il nesso molecolare alla base del legame esistente tra obesità e tumore mammario. In particolare tali studi hanno dimostrato come la leptina, una adipochina prodotta principalmente dal tessuto adiposo, abbia un ruolo cruciale nella produzione locale di estrogeni, nell'amplificazione dello stesso segnale estrogenico e nel crosstalk con fattori di crescita che cumulativamente stimolano la carcinogenesi mammaria. Pertanto, nella condizione di obesità in post-menopausa, quando i livelli degli estrogeni circolanti sono bassi, la leptina ne può potenziare l'azione e quindi simulare gli effetti di un livello alto di estrogeni. La leptina stimola le fasi precoci di crescita dei tumori mammari primari, inducendo un incremento della e-caderina, una nota proteina di adesione omotipica. Inoltre, la leptina fa da tramite tra le cellule mammarie cancerose ed il microambiente in cui si trovano, costituito soprattutto da adipociti, cellule del sistema immunitario e fibroblasti associati al cancro (CAFs), che giocano un ruolo cruciale nella progressione del tumore.
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