Le due associazioni, che hanno già chiesto l’intervento del governo contro speculazioni giudicate «insopportabili», ricordano come ogni centesimo in più sul prezzo si traduca «in un ricavo di circa 19 milioni di euro per i petrolieri». In queste ultime settimane il rincaro di 5 centesimi circa della benzina ha causato «perdite per i cittadini di 2,5 euro ogni pieno, pari a 60 euro annui e guadagni per chi vende la benzina di 95 milioni al mese».
Tre i motivi del «caro- carburante»: la speculazione «derivante dalla doppia velocità, attuata dai petrolieri, con cui si determina il prezzo del carburante», un sistema «industriale inefficiente» che provoca «costi tra i più elevati in Europa» e una rete da «razionalizzare, con l’apertura della vendita nella grande distribuzione». Occorre quindi agire «con grande determinazione, attraverso verifiche, controlli e sanzioni, anche sapendo che lo Stato detiene la maggioranza relativa» del più grande operatore petrolifero del Paese. Il sistema di tassazione, secondo Federconsumatori e l’associazione di Elio Lannutti «troppe volte invocato per nascondere le reali inefficienze del sistema », si colloca invece a una media del 64-65%. Soglia superata da Inghilterra, Germania, Francia e Belgio (70%) mentre Spagna, Grecia e Irlanda si fermano al 55-60%. La tassazione dovrebbe comunque avere «una maggiore flessibilità», trasformando l’accisa (tassa di produzione) da fissa a mobile quando il petrolio ha impennate di prezzo, così da calmierare il costo della benzina e impedire che l’erario diventi l’ottava compagnia petrolifera.Da qui la richiesta di accelerare l’approvazione del provvedimento firmato dal ministro Pierluigi Bersani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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