Ora il made in Italy si mette in mostra in centomila dettagli

Ora il made in Italy si mette in mostra in centomila dettagli

Il tema è di una tristezza infinita. Molte scuole, molti presidi, molti insegnanti vietano ai nostri figli di portare le figurine in classe. La hit delle giustificazioni addotte è ricchissima: si va dalla gettonata «si distraggono» alla talvolta comprensibile «finisce che poi se le litigano» alla inquietante «c'è chi le vende». Inquietante nel senso che inquieta che un preside non sappia che dalla notte dei tempi le figurine che mancano diventano fulcro di un baratto. «Celo celo manca io ti do questa e tu mi dai quella», «celo celo manca ti do cento lire se mi dai Antognoni», «celo celo manca ti do un milione di euro se mi dai Ibrahimovic e però ci pensi tu alla percentuale per il suo procuratore Raiola...»
Il tema è di una tristezza infinita perché il divieto non riguarda l'uso delle figurine in classe, durante le lezioni, ma nell'intervallo e, talvolta, fuori scuola. Secondo un preside di questi, le figu non vanno portate «perché è diseducativo visto che alcuni vendevano le più rare mentre aspettavano il pulmino». Il preside in questione durante l'infanzia deve aver avuto poco a che fare con gli affascinanti rettangolini adesivi dato che con le figu - non lo sa preside? Si tenga forte - con le figu si gioca anche. Lasciandole cadere sopra le altre dal muro del corridoio durante l'intervallo, facendole capovolgere con un battito di mani sugli scalini di scuola. Con le figu si gioca ed è un giocare - per queste deve tenersi forte preside - che ai suoi occhi deve sembrare gioco d'azzardo, scommesse clandestine e facce losche di gente col vizio che siamo stati noi e che ora sono i nostri bambini. Il vizio del celo celo manca.
È proprio curioso. Genitori, studiosi, professori sono tutti allarmati dalla deriva che stanno prendendo i nativi digitali, i ragazzi cresciuti nell'Era pc ormai talmente stregati dalla rete, dai tablet, dai social da non sapersi più rapportare concretamente con gli altri ma solo virtualmente.

Poi però c'è chi a quelli che ancora desiderano parlare, discutere, magari persino litigare con l'amichetto perché la figu «dai, dammela che io ti do due Balotelli...», poi però c'è chi impedisce loro di giocare con le figurine all'intervallo. Mentre gli altri accendono smartphone e tablet. Perché quelli si possono usare.
benny.casadeilucchi@ilgiornale.it

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