A ottobre nuovo round di colloqui tra regime e rappresentanti del Dalai Lama

Pechino. Il timore degli esuli tibetani è che, finiti i Giochi, la Cina si prepari a un ulteriore giro di vite. E alcune dichiarazioni del Dalai Lama sembrano far capire che il laeder spirituale tibetano condivida questa paura. Il primo banco di prova ufficiale è previsto però per ottobre con la nuova tornata di colloqui tra Pechino e gli inviati del Dalai Lama. Si tratterà del terzo round di incontri dopo la rivolta iniziata in marzo. Nei precedenti colloqui le parti si sono limitate, almeno a quello che hanno lasciato trapelare ufficialmente, ad esporre le proprie rispettive posizioni in un tentativo di sciogliere il gelo creatosi con la rivolta tibetana e la reazione cinese (almeno 200 morti e migliaia di arresti secondo gli esuli tibetani, solo venti morti e poco più di 42 condanne secondo Pechino). Kelsang Gyaltsen, uno dei partecipanti alla trattativa, ha dichiarato che in ottobre la sua delegazione presenterà un «piano per l’autonomia» del territorio. Si ritiene che la Cina abbia almeno accettato di discuterlo.

Non è ben chiaro come sia nata la voce, ma nei giorni scorsi si è diffusa la notizia che il leader tibetano potrebbe tra l’altro visitare la Cina in novembre, quando si organizzerà una giornata dedicata alle vittime del terremoto del 12 maggio nel Sichuan.

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