«K ennst du das Land wo die Zitronen blühn?». È il paesaggio dei grandi laghi dellItalia settentrionale a fornire ai viaggiatori nordici del Grand Tour la prima idea di Mediterraneo, un Mediterraneo addolcito, ammorbidito dalla placida atmosfera lacustre. «Conosci la terra dove fioriscono i limoni?». I limoni della goethiana Canzone di Mignon, gli aranci, i cedri fioriscono ancora sulle sponde del Lago Maggiore, fioriscono sulle spalliere dellIsola Bella, tra rose, azalee, gelsomini e cento e cento essenze esotiche.
I giardini delle Isole Borromeo costituiscono un esempio splendido quanto raro di proprietà rimasta intatta attraverso i secoli e mantenuta in vita da un intelligente sfruttamento turistico. Ma costituiscono anche un compendio visivo dellidea di giardino quale si è formata e si è trasformata dal Seicento allOttocento, passando dalle prospettive geometriche dellIsola Bella al romantico landscape garden dellIsola Madre, che si specchia nelle languide acque del lago.
Ora a questi celeberrimi giardini, la famiglia Borromeo Arese vuole aggiungerne un terzo - attualmente (e letteralmente) ancora in boccio - che rappresenterà invece il giardino medievale. È stato scelto un altro luogo spettacolare di quello «stato Borromeo» che si estende fra la riva lombarda e la riva piemontese del Lago Maggiore: la medioevale Rocca di Angera, accigliato castello difensivo che fin dal XII secolo controllava le vie di traffico che attraverso il Verbano mettevano in comunicazione la Lombardia con i cantoni svizzeri. È qui, in un terreno degradante dolcemente verso il lago che sta nascendo il nuovo giardino.
Operazione tutta intellettuale quanto seducente. A testimoniare i giardini medioevali rimangono molte fonti letterarie, dal Roman de la Rose al trattato sullagricoltura di Pier de Crescenti, mentre dipinti, codici miniati e «libri dora» rievocano il giardino perduto dellEden illustrando allo stesso tempo le essenze realmente utilizzate allepoca. La creazione del giardino è stata affidata ad unéquipe di studiosi formata da Daniele Jalla, storico e museologo, dagli architetti Luisella Italia e Massimo Venegoni, affiancati da uno storico, Mauro Andreoli e da unesperta di iconografia, Lucia Impelluso.
Mentre le piantine messe a dimora - per ora più che altro piante officinali, salvie, timi, rosmarini - mettono radici, allinterno della Rocca una piccola, raffinata mostra, spiega al visitatore il significato del giardino nel Medioevo. Anzi «dei giardini» perché dai testi antichi consultati sono emerse almeno tre tipologie diverse che hanno dato vita a tre diverse sale espositive ognuna delle quali rappresenta un giardino: il giardino dei principi, il giardino-verziere, il giardino-orto o «delle erbe piccole».
Léquipe di studiosi ha lavorato egregiamente per ricostruire ambienti che sono insieme reali e irreali, rievocando al centro della sala il giardino e affidando a un percorso che si snoda lungo le pareti la spiegazione simbolica con riproduzioni di codici miniati e affreschi e un commento sonoro di musiche, acqua, canti di uccelli. Poteva uscirne qualcosa di un po «turistico-kitsch», invece il risultato è delicato e affascinante. «Il Paradiso in terra» (questo il tema della mostra) inizia dal «giardino dei principi», hortus conclusus fra le mura del castello, ornato di rose e gelsomini, e anche di aranci e cedri, che portano allOccidente cortese lalito dellArabia felix. Il Verziere risponde invece a unetica borghese e a principi utilitari: melograni, ciliegi, meli, mandorli ricostruiscono un antico pomario. Ruta, salvia, basilico, maggiorana, menta, viole, gigli sono invece le essenze del giardino-orto dove viene evocato lincontro fra Petrarca e Boccaccio, avvenuto proprio nel piccolo giardino del poeta a Milano, nei pressi di SantAmbrogio.
Nelle intenzioni degli ideatori e dei curatori, la mostra di Angera dovrebbe essere la prima tappa dellitinerario «paradisiaco» dei Borromeo, che dalla Rocca porta allIsola Madre con tappa intermedia allIsola Bella, dove da nemmeno un mese è riaperta la Galleria dei Quadri o del Generale Berthier, ricca di centotrenta dipinti, dalla scuola leonardesca al barocco. Nome, quello del Berthier, che evoca il periodo napoleonico quando il generale si recò allIsola Bella per scortarvi Napoleone.
LA MOSTRA
«Il paradiso in terra» Rocca Borromeo di Angera, Lago Maggiore. Fino al 19 ottobre. Info: www.borromeoturismo,it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.