Non è feroce come Angela Merkel, che propone lespulsione dallarea delleuro per i Paesi recidivi sul mancato rispetto delle regole di bilancio. Tuttavia, Mario Draghi apre alla possibilità di comminare «sanzioni economiche, ma anche politiche» ai Paesi con le finanze in dissesto, e che non attuano le riforme necessarie. Il governatore di Bankitalia parla di crisi economica e finanziaria alla commissione Affari economici del Parlamento europeo e avverte: «La ripresa è debole in Europa e fragile ovunque. E il 2010 - precisa - sarà un anno cruciale per tradurre nei fatti le proposte presentate per la riforma del sistema finanziario globale». Occorre, aggiunge, una stretta sui derivati per impedire che siano canali di contagio.
«La ripresa cè, ma è diseguale e in Europa è modesta, intorno all1%», spiega a sua volta il direttore generale del Fondo monetario Dominique Strauss-Kahn, sempre di fronte al Parlamento Ue. La maggior parte delle economie è ancora sostenuta dagli aiuti pubblici, aggiunge, quella del Fondo monetario europeo, afferma ancora Strauss-Kahn, «non è una soluzione per i problemi della Grecia», soprattutto per una questione di tempi: la crisi greca ha bisogno di risposte immediate, mentre il Fme, «qualunque cosa esso sia», ci metterebbe troppo tempo per nascere, perché bisogna capire se bisogna modificare i trattati.
Neppure Draghi è entusiasta di proposte estemporanee come quella del Fme, o di altri meccanismi complicati, per aiutare i Paesi dellEurozona in difficoltà. «In una crisi di bilancio come quella della Grecia - avverte - si interviene con un impegno diretto e immediato: solo così i mercati ridurranno immediatamente gli spread». Gli interventi a favore della Grecia devono essere strutturati, «altrimenti i mercati li ignoreranno». Il Fondo monetario europeo va visto come una linea di credito di emergenza, da utilizzare quando si verifichi una crisi di liquidità. Il piano di aggiustamento dei conti del governo greco è «credibile», spiega ancora Draghi, «e la sua attuazione immediata e concreta è ancora più importante del piano stesso». Nel 91 in Italia «ci fu una crisi peggiore - ricorda - che venne superata con un piano di finanziamento a breve termine che costò decine di miliardi di euro. Tutti possono farcela senza bisogno di creare istituzioni specifiche».
Il governatore, ascoltato come presidente del Financial Stability Board, osserva che la maggior parte delle banche sembra aver superato i problemi di liquidità e finanziamento. Ma ammette che vi sono «forti interessi contro la centralizzazione del trading dei derivati».
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