(...) La compagna Marta è un esempio lampante del negazionismo che, a causa proprio di quelle posizioni, è sempre più virulento ed alligna ancora in una certa sinistra.
Il voler a tutti i costi associare le foibe, e quanto da esse ne è derivato, al fascismo è una estremizzazione partigiana ed ancor più denota una profonda ignoranza della storia che ha portato a quella pagina angosciante e vergognosa della storia dItalia che culminò con lesodo di 350.000 italiani dallIstria, Fiume e Dalmazia. Il mantenimento di queste posizioni, a livello istituzionale, è stato lartefice degli atti vandalici perpetrati da giovani teppisti politicizzati che hanno profanato il monumento alle Vittime delle Foibe eretto dal Municipio Media Val Bisagno. Monumento che per fortuna, anche con il contributo della Provincia, è stato ripristinato e recentemente di nuovo inaugurato. Fu il Presidente Ciampi ad istituire nel 2004 il Giorno del Ricordo per sanare finalmente, uningiustizia durata oltre sessantanni e rendere un riconoscimento a tutti quegli esuli che per non rinunciare alla loro italianità lasciarono le loro terre, case, averi ed i loro morti per venire in unItalia distrutta e piegata dalla guerra.
Le origini del dissidio tra slavi ed italiani, nellIstria e nellaltra sponda dellAdriatico, vanno ricercate molto lontano nel tempo, anche se alcune azioni del fascismo possono aver fatto rinascere vecchi e mai sopiti rancori. Vorrei ricordare alla Vincenzi che la slavizzazione dei territori della Venezia Giulia e Dalmazia fu iniziata e fortemente sostenuta dallimpero asburgico, che operò, contro lirredentismo italiano fortemente presente in quelle genti allinizio del 1900, una aperta discriminazione che sfociò in una persecuzione degli abitanti di lingua italiana. A dimostrazione della forte acrimonia tra le due anime slovena ed italiana ricordo che nel 1912, il giornale Edinos, organo sloveno di Trieste, pubblicò la seguente frase: «Noi non desisteremo, finché non avremo sotto i nostri piedi litalianità di Trieste. Non cesseremo finché non comanderemo noi a Trieste, noi sloveni slavi».
La slavizzazione dei nostri territori nellimmediato dopoguerra, favorita dal Pci di allora (come documentato dagli atti del Pci e dai proclami di Togliatti), fu attuata con rabbia e ferocia per sradicare e cancellare ogni qualsivoglia indizio di italianità. Gli infoibamenti, le persecuzioni, le epurazioni e gli internamenti nei campi di «rieducazione» furono utilizzati per fiaccare ogni possibile traccia di resistenza a quel piano criminoso.
*Presidente Provinciale Associazione
Venezia Giulia e Dalmazia
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