Il Pci non è caduto con il Muro di Berlino

Caro dottor Lussana, ho apprezzato molto il suo editoriale (La Storia - Genova le elezioni e la guerra surreale a chi è più comunista) soprattutto perché evidenzia che il Pci non è deceduto con il crollo del muro di Berlino ma ha continuato la sua opera di proselitismo, particolarmente tra i giovani scontenti. Lei dice che questi gruppi sono tanti? È vero. Però non van d’accordo neanche tra di loro e questo è un bene per noi. Si tratta sicuramente di compagni lavoratori duri e puri, però, alla luce di quanto sta accadendo nelle tesorerie dei vari partiti politici, si potrebbe immaginare che tali gruppuscoli proletari vogliano mirare a qualche finanziamento, in fin dei conti anche questi mini gruppi politici hanno necessità di nutrirsi. E poi, siamo stati noi ad abbassare la guardia. Siamo noi che abbiamo voluto considerare «avversari politici» coloro che in realtà sono sempre stati nostri acerrimi nemici.
Basterebbe ricordare agli italici «benpensanti» che l’Unione Sovietica, nei suoi lunghi anni di dittatura comunista, era riuscita a creare ed imporre l’apparato di propaganda più convincente ed efficiente al mondo, figurarsi, quindi, se le italiche cariatidi, che alla caduta del fascismo si trasformarono in ardenti e ferventi comunisti, non ne abbiano voluto trarre vantaggio ed infatti, intelligentemente, i compagnucci, trasformati in piovre, hanno posto i tentacoli su: informazione in genere, radio, televisione, banche, stampa, istruzione, trasporti, distribuzione beni di consumo, università, parte della magistratura e chissà su cos’altro. Sono stati intelligenti.

Gli sprovveduti siamo noi.
Non si meravigli, caro dottor Lussana. Gruppi e gruppuscoli si formeranno ancora. Ai politici non viene chiesta responsabilità. Al cittadino sì.
Un caro saluto a lei ed alla sua meravigliosa redazione.

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