Pechino fa la voce grossa con Washington: "Taiwan e Tibet? Affari nostri"

Tanti sorrisi e strette di mano, il concerto della star del jazz Herbie Hancock e un certo sfarzo: così il presidente cinese Hu Jintao è stato accolto a Washington. Ma è bastato l’accenno alla questione dei diritti umani perché il leader di Pechino rimbrottasse severamente il partner americano. Hu ha raccomandato agli Stati Uniti di rispettare la sovranità territoriale di Pechino sull’isola di Taiwan e sul Tibet, altrimenti le relazioni diplomatiche tra Usa e Cina soffriranno di «costanti tensioni». Un avvertimento molto chiaro pur se accompagnato da amichevoli inviti alla collaborazione: «Stati Uniti e Cina devono avere rispetto l’un l’altra, e trattarsi da pari». Proprio ieri, tra l’altro, mentre a Washington la Cina firmava accordi per assorbire esportazioni americane per 45 miliardi di dollari, impegnandosi ad acquistare 200 aerei della Boeing, a Pechino sono stati i diffusi i dati economici del 2010. L’ economia del Dragone è cresciuta del 10,3% con un Prodotto Interno Lordo (Pil) che supera quello del Giappone, mettendo la Cina saldamente al secondo posto tra le economie del mondo, dopo gli Usa. Unico elemento negativo, i dati hanno confermato il surriscaldamento dell’inflazione, tuttora al 4,6%. Gli esperti inoltre sottolineano come il Pil pro capite cinese resti indietro non solo all’Occidente, ma anche a molti altri Paesi asiatici.

I dati del Sol Levante per il 2010 devono ancora essere annunciati ma ci si aspetta una contrazione nel quarto trimestre che dovrebbe far scendere l’economia giapponese al terzo posto. Tokyo ha scelto la strada del fair play. Dal neo premier Kaoru Yosano, «lodi agli sforzi fatti da Pechino.

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