Adozioni gay, Pd spaccato E Napolitano rema contro

Dopo il primo sì, il Senato rinvia le unioni civili a martedì. Grasso dà una mano ai dem e riduce gli scrutini segreti. Fra i più attivi nel fronte anti «stepchild adoption» l'ex presidente

Se i numeri in Senato fossero quelli di ieri pomeriggio, per la legge sulle unioni civili sarebbe una marcia trionfale: 195 senatori hanno bocciato a voto palese la richiesta (firmata da Calderoli e Quagliariello) di non passare all'esame degli articoli. Solo 101 i favorevoli.Se approvata, la richiesta sarebbe stata una pietra tombale sulla legge, e il sogno di Matteo Renzi di arrivare alle elezioni amministrative con una vittoria storica sui diritti civili sarebbe tramontato. Ma quei numeri, pur indicando il solido plafond di voti su cui le unioni civili possono contare non tengono minimamente conto delle infinite sfumature di posizioni nel merito e di trappole in cui la legge può ancora incappare. Voti segreti inclusi, anche se ieri il presidente del Senato Grasso - nel decretare lo scrutinio palese sul primo voto - ha già indicato, in punta di Costituzione, che ci saranno solo sulle materie relative alle adozioni e poco più. Solo la settimana prossima si inizierà a capire come la complicata partita è destinata ad andare avanti: il voto degli emendamenti e degli articoli è infatti rinviato a martedì prossimo. E a quel punto sarà chiaro se la Lega manterrà l'ostruzionismo, e quanti e quali emendamenti saranno dichiarati ammissibili. E il Pd dovrà prendere una decisione non facile, quella di usare l'arma finale del cosiddetto «supercanguro», l'emendamento firmato dal renziano Marcucci che riassume l'intera legge e che, messo in votazione prima di tutto il resto, porterebbe alla decadenza automatica di gran parte delle richieste di modifica. Decisione che ovviamente infiammerebbe ulteriormente il clima, e alzerebbe il livello dello scontro tra Pd e Ncd, dove gli ultrà cattolici alla Sacconi già minacciano: «La chiusura del Pd alle nostre richieste apre un solco, chi rompe paga».Contro quella che sarebbe stata una sostanziale bocciatura della legge si sono pronunciati compattamente Pd, Cinque Stelle e verdiniani, ma anche due del gruppo centrista Ap-Ncd (Bonaiuti e Margiotta, mentre ben 3 alfaniani non hanno votato) e una di Fi (Anna Maria Bernini, mentre in 4 non hanno votato).La partita vera però deve ancora iniziare, e molte variabili sono ancora da definire. Anche dentro il Pd, dove in molti si muovono per cambiare la legge soprattutto nel punto più contrastato, quello della stepchild adoption. E non si tratta solo della fronda cattolica, che ieri si è scontrata con il capigruppo Zanda in assemblea sul limite troppo ristretto alla libertà di coscienza (sono solo tre gli emendamenti su cui è stata dato l'ok al «liberi tutti»), ma anche nel corpaccione del vecchio ex Pci. E i ben informati spiegano che sarebbe nientemeno che Giorgio Napolitano il più deciso ed attivo nel fronte anti-adozioni. «C'è una gruppo trasversale di Democrat - dice Emma Fattorini - di estrazione sia cattolica che comunista, che sta lavorando per far passare una ragionevole modifica sulle adozioni, anche per evitare una contrapposizione troppo dura dentro la maggioranza, con Ncd che, spinta da Ruini, punta al referendum». E Napolitano, sorride la senatrice , «è un po' il Ruini del fronte ex Pci». Dietro all'ex presidente si muovono molti post-Ds, da Vannino Chiti a Ugo Sposetti, che ammette: «Questa legge, così com'è congegnata, non mi convince per niente». Il governo, rappresentato dal ministro della Giustizia Orlando, si è rimesso alle decisioni di merito dell'aula.

Matteo Renzi si è chiaramente detto a favore della stepchild adoption, ma la sua priorità è portare a casa la legge: «Se passano le unioni civili con le adozioni, sarà una vittoria per il Pd. Se passano solo le unioni civili senza la stepchild adoption è una vittoria di tutto il governo», è la sua linea, che lo attesta comunque su una posizione win-win.

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