I nsostenibile la tassazione sulla casa degli italiani: in quattro anni più 115 per cento. Come se il possesso degli immobili fosse diventato progressivamente una colpa da espiare. Almeno così appare a leggere i dati diffusi da Confcommercio che evidenziano come le tasse locali siano diventate un balzello alla stregua di quelli imposti dallo sceriffo di Nottingham. Le famiglie in media spendono 4.200 euro per le imposte locali. E non è detto che il peggio sia passato. Il rischio che pende sulle teste dei contribuenti è che scattino le clausole di salvaguardia contenute nella legge di Stabilità 2015. Se si innescasse il meccanismo sugli italiani si abbatterebbe una stangata da 72,7 miliardi.
Un rischio che il nostro Paese non può permettersi proprio nel momento in cui una flebile luce di ripresa sembra baluginare in fondo al tunnel. Le clausole di salvaguardia, dice Mariano Bella, direttore dell'ufficio studi di Confcommercio, «sono un pericolo da scongiurare perché i presupposti per la ripresa ci sono ma va messa mano alla pressione fiscale». Soltanto nell'ultimo anno, 2014 il peso delle imposte sulla casa è salito del 14,7 per cento rispetto al 2013. La tassazione sugli immobili è salita a quasi 32 miliardi. Insomma quello di Matteo Renzi si conferma come il governo delle imposte. Le tasse locali incidono sul Pil per il 6,5 per cento contro il 2,9 di venti anni fa. Il prelievo è passato dai 28,7 miliardi del 1995 ai 104,7 miliardi del 2014.
Preoccupato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. «Registriamo segnali di risveglio economico - dice Sangalli - che non autorizzano facili ottimismi ma evidenziano un'inversione di tendenza che si può consolidare soltanto con il sostegno della domanda interna partendo da una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese». Sangalli evidenzia come la pressione sia diventata insostenibile e chiede di «interrompere il circolo vizioso che porta all'aumento della fiscalità». Una situazione figlia anche di «un federalismo incompiuto che non migliora i servizi ma aumenta gli oneri a carico dei cittadini», insiste Sangalli, convinto che soltanto «con meno tasse e meno spesa pubblica improduttiva» il 2015 potrà segnare la ripresa.
Il Codacons, l'associazione a tutela dei consumatori ha già trovato colpevole: il federalismo fiscale definito «un clamoroso fallimento su tutti i fronti» visto che si sono moltiplicati i centri di spesa e dunque impoverite le famiglie. A questo si aggiunge l'iniquità delle differenze tra regione e regione. «A un maggiore sforzo dei contribuenti non è corrisposto alcun miglioramento dei servizi resi dagli enti locali e dallo Stato», conclude il Codacons.
I Comuni si difendono e scaricano la responsabilità sullo Stato. In una nota l'Anci fa notare che l'aumento delle tasse locali è l'inevitabile conseguenza «dei tagli ai trasferimenti da parte dello Stato, infatti i Comuni si ritrovano con introiti inferiori a quelli degli anni passati ma cercano comunque di garantire i servizi essenziali ai cittadini». Il senatore di Forza Italia Luigi d'Ambrosio Lettieri sottolinea come negli ultimi due giorni il governo Renzi sia stato sonoramente bocciato prima dalla Corte dei Conti sulla manovra e ora per l' andamento della spesa e dei conti pubblici dai dati di Confcommercio.
di Francesca Angeli
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