M atteo Salvini nemmeno si presenta, manda solo i capigruppo. Luigi Di Maio invece c'è, ma forse era meglio se fosse rimasto a casa. «Mai con Forza Italia, Salvini decida entro la settimana», questo infatti il contributo del candidato M5s al tentativo di Elisabetta Casellati di rivitalizzare l'accordo centrodestra-Cinque stelle, prima scelta del Colle. E così a metà pomeriggio, cinque ore dopo l'incarico, la mediazione del presidente del Senato sembra già arenata: salvo miracoli, venerdì l'esploratrice tornerà sul Quirinale a mani vuote. A quel punto toccherà a Roberto Fico: stesso mandato limitato, stessa fretta imposta dal capo dello Stato e dalle «emergenze» nazionali, diversa la materia su cui lavorare. Il presidente della Camera verificherà l'esistenza di maggioranze alternative. M5s-Pd, M5s-Lega o, perché no, centrodestra-Pd. Anche lui però sembra già destinato al fallimento.
La crisi ha avuto dunque, se non una schiarita, almeno una forte accelerata. Convocata per le 11, la Casellati è uscita dall'incontro con Mattarella mezz'ora dopo con un mandato esplorativo molto preciso, e cioè, come ha spiegato il segretario generale Ugo Zampetti, con «il compito di verificare l'esistenza di una maggioranza parlamentare fra i partiti della coalizione del centrodestra e il M5s e di un'indicazione condivisa» per Palazzo Chigi. Il tutto «entro la giornata di venerdì». Il presidente della Repubblica, che non vuole aspettare l'esito delle regionali in Molise e in Friuli, ha deciso quindi di mettere un po' di pressione ai partiti.
Perché la scelta iniziale è caduta sulla Casellati? Per una serie di motivi. Primo, è la seconda carica istituzionale della Repubblica. Secondo, spiegano, «in base a quanto emerso dalle consultazioni del capo dello Stato, è la soluzione con più possibilità di riuscita», almeno sulla carta. Terzo, il presidente del Senato viene dalla coalizione di centrodestra, quella che ha «il maggiore numero di parlamentari» e di conseguenza il diritto di cominciare a condurre le danze. Quarto, è stata «votata da un ampia maggioranza, frutto proprio dello stesso tipo di accordo» che si sta cercando di mettere in piedi.
Peccato che il piano non stia funzionando. La Casellati ha accettato «con spirito di servizio», ha ringraziato Mattarella «per la fiducia» e si è messa subito al lavoro. Si è vista con Fico, ha incontrato Paolo Gentiloni, che le ha fatto «sentiti auguri perché ha una giornata delicata», e poi ha convocato a Palazzo Giustiniani una dopo l'altra le quattro forze politiche interessate.
Consultazioni sprint, ma poco incoraggianti. Cerimoniosi i Cinque stelle, fermi però nel muro al Cavaliere: «Le uniche forze che possono dare vita a un governo sono M5s e Lega». Determinato il Carroccio. «Abbiamo dato dimostrazione di responsabilità facendo numerosi passi indietro, Salvini ne ha fatti, chiediamo che anche Di Maio faccia altrettanto», le parole di Giancarlo Giorgetti al termine dell'incontro. «Se cadono i veti, il governo si fa in una settimana». Pronti infine Fi e Fdi a sostenere lo sforzo del presidente del Senato. «Il centrodestra non si dividerà», ha detto Giorgia Meloni.
Oggi la Casellati farà un secondo giro dove conta di incontrare pure Salvini, ieri impegnato a Catania. Poi, salvo sorprese, passerà la mano a Fico.
È la seconda scelta di Mattarella ma anche una carta da usare a tutto campo: dalla destabilizzazione dei grillini al coinvolgimento del Pd, lo scenario, chissà, si può riaprire. Ma se non funziona nemmeno questa, non resta che il governo del presidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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