Attacco alle turiste nel resort Il killer nuota fino alla spiaggia

Due tedesche uccise e quattro europee ferite nella località di Hurghada. L'assalitore sarebbe un miliziano jihadista

C i sarebbe la mano di un miliziano appartenente al gruppo jihadista dei «Partigiani di Gerusalemme» dietro l'assalto all'arma bianca che si è consumato ieri pomeriggio nel resort Sunny Days El Palacio Resort & Spa di Hurghada, nota località del Mar Rosso. Quello che ormai tristemente viene catalogato come «lupo solitario», mentre altri parlano della mano disperata di un folle, ha raggiunto l'hotel da una spiaggia pubblica, e armato di un coltello affilato si è scagliato contro un gruppo di turiste all'interno della struttura, uccidendo due donne di nazionalità tedesca (in un primo tempo si era parlato di ucraine) e ferendone altre quattro, tre di nazionalità ucraina e una polacca.

Il killer, un ventenne che indossava un paio di jeans e una t-shirt nera, è stato fermato poco dopo dagli uomini della sicurezza presenti nella struttura e consegnato alla polizia che di fatto ha impedito che venisse linciato dai presenti. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, il giovane avrebbe urlato di non voler punire gli egiziani ma soltanto gli stranieri. La dinamica dei fatti ricalca in maniera raggelante la strage di Sousse (in Tunisia) del 26 giugno del 2015. In quell'occasione Seif Eddine Rezgui, poi neutralizzato dalle forze dell'ordine, aveva raggiunto sempre via mare un paio di strutture turistiche, aprendo il fuoco sulle persone che si stavano godendo una giornata di sole, uccidendone 38.

I servizi di sicurezza del Cairo non avrebbero dubbi sulla responsabilità dei «Partigiani» (Ansar Beit al Magdis), attivi nella regione del Sinai ormai da più di cinque anni e artefici di decine di assalti contro interessi egiziani, polizia, militari e purtroppo anche turisti. Persino l'attentato all'Airbus 321 della compagnia Kogalymavia, decollato da Sharm el-Sheikh il 31 ottobre 2015 e diretto a San Pietroburgo (con a bordo 217 passeggeri, dei quali 27 bambini, più 7 membri dell'equipaggio) ed esploso in volo, porterebbe la loro firma. È apparso invece più cauto il ministro degli Interni Magdi Abdel Ghaffar, che ha riferito ai media di «indagini aperte su tutti i fronti. La pista terroristica è quella privilegiata, ma non escludiamo le altre. Stiamo cercando di capire innanzitutto se l'aggressore sia stato aiutato da qualcuno».

I «Partigiani» sono sempre stati a stretto contatto con i leader egiziani dei Fratelli Musulmani, e il ribaltone architettato dall'attuale presidente Al Sisi contro Mohammed Mursi nel 2013 servì anche per tagliare i finanziamenti ai guerriglier jihadisti. Uno dei leader, Shadi El Manaei, non più tardi di due mesi fa, minacciò l'Egitto spiegando che avrebbe fatto sentire «la forza dove gli infedeli si radunano per profanare le terre del Califfato che appartengono in via esclusiva a Maometto». Affermazioni farneticanti, forse raccolte da un simpatizzante dell'Isis che ha fatto scorrere altro sangue in una terra già martoriata dall'integralismo. Nel gennaio 2016 infatti la stessa meta turistica venne attaccata da due terroristi armati di coltello e cintura esplosiva. Tre turiste furono ferite, sfregiate perché indossavano il «blasfemo» costume da bagno. Forse anche in questo caso il terrorista ha agito scegliendo di proposito le donne tra le sue vittime.

Quello di Hurghada non è stato l'unico assalto di matrice jihadista avvenuto ieri in Egitto. Cinque poliziotti infatti sono rimasti uccisi in un attacco messo a segno da uomini armati che hanno aperto il fuoco contro un check-point nella zona di Giza, a circa 40 chilometri a sud del Cairo. Sull'attacco ha messo la firma il gruppo armato Harakat Sawa'd Misr, una formazione relativamente nuova sulla scena egiziana, nata da una costola degli altrettanto famigerati «partigiani».

Il clima è pesante anche per i cristiani egiziani. La Chiesa copta, su richiesta della sicurezza del Cairo, ha annunciato la sospensione per il resto dell'estate di attività all'aperto per limitare i rischi di attentati ai danni dei suoi fedeli.

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