di Antonio Salvi*
Una nuova epidemia affligge il nostro Paese: è l'«allarmite», ovvero il susseguirsi di allarmi di varia natura, lanciati qua e là all'indirizzo di tutti noi, soprattutto in campo economico. Ormai non se ne può più. Viviamo di continui allarmi, ogni giorno uno nuovo. Antonio Albanese ce lo aveva detto in tempi non sospetti, col suo azzeccatissimo personaggio del ministro del Terrore. E il terrore ci viene proposto sotto varie forme. Tutto fa brodo.
In economia, questo andazzo perdura da oltre sei anni. Prima era (ed è tuttora) allarme crisi. Poi allarme occupazione. Quindi allarme stagnazione. Adesso, il nuovo mantra, è l'allarme deflazione. Un allarme, quest'ultimo, particolare perché ambiguo. Che l'italiano medio fa fatica a capire. Ma come? Fino a ieri ci era stato spiegato che l'inflazione era il primo nemico dell'economia (si pensi al Brasile e alla sua attuale inflazione del 6,5%, ritenuta dannosa per l'economia) e dei risparmiatori e che bisognava fare di tutto per tenerla sotto controllo. Oggi che i prezzi calano sembra invece che i problemi siano ancora peggiori. Ma come si fa a spiegare alla sciura Maria che il prezzo più basso di pomodori e zucchine alla lunga può essere un problema per l'economia? Non ci si raccapezza più.
I problemi aumentano poi esponenzialmente quando all'allarmite si affianca l'«annuncite», di cui il nostro governo è cronicamente affetto.
Ormai ci avviamo verso un intero anno di continui annunci che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno sortito alcun effetto.
Fa un po' male vedere come anche Mario Draghi, l'ultimo baluardo di serietà del nostro Paese, si sia fatto prendere la mano da questo virus. La Bce ha infatti fatto un altro passo, almeno a parole, in direzione del tanto atteso quantitative easing . Draghi ha ancora una volta detto che l'Eurotower userà tutti gli strumenti a sua disposizione per riportare l'inflazione verso il target ed è pronta ad ampliare l'acquisto di titoli a questo scopo. Ma si tratta dell'ennesimo annuncio che finora non ha mai trovato concreta attuazione e che, anche se attuato, non necessariamente sortirà gli effetti sperati.
Quando l'«allarmite» si combina con l'«annuncite» la situazione può diventare davvero ingovernabile. Perché? Perché al terrore si affianca la disperazione, la sensazione di mancanza di vie d'uscita. Salvarsi da tutto questo si può? Forse sì, a mio parere. E probabilmente un piccolo innocuo metodo esiste per tutti. Ogni tanto, abbassiamo il volume di televisore e radio. E rimettiamoci a lavorare, a investire nelle cose in cui crediamo, a fare impresa, ad amare la vita e ad aver voglia di esistere. Disinnescando così la principale arma in mano agli sciamani del terrore: far dimenticare a tutti quanto sia ancora bello vivere.
*Preside Facoltà di Economia
Università Lum «Jean Monnet»
È un calo generalizzato dei prezzi che blocca i consumi e fa aumentare i disoccupati.
Si crea, infatti, una spirale perversa da cui è difficile uscire
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.