Il centrodestra sfonda quota 33% nei sondaggi e si prepara a varare le giunte dei sedici comuni capoluogo dove ha strappato la vittoria alle ultime amministrative. Il nodo dell'unità della coalizione resta, però, ancora da sciogliere e non mancano ostacoli insidiosi da superare. Il dibattito sull'unità, sulle modalità della ricomposizione e sugli equilibri di potere interni alla coalizione continua a distanza e in modo piuttosto diretto.
Silvio Berlusconi, dopo aver dato a Strasburgo l'ultimo saluto a Helmut Kohl vola in Sardegna per qualche ora di riposo e prepara nuovi incontri sul programma a Villa Gernetto. Giancarlo Giorgetti, l'uomo più vicino a Matteo Salvini, rompe invece il suo consueto silenzio e concede al Corriere un'intervista in chiaroscuro. «Berlusconi potrebbe entrare nella storia e occupare il posto che ha già meritato se volesse guidare il processo di transizione verso il nuovo centrodestra» ma «se il tema è ci sono soltanto io e comando io la situazione si blocca. Le amministrative 2017 le abbiamo vinte noi, con Salvini come personalità trainante. Ma il punto, guardando alle astensioni, è che c'è tanto spazio di crescita. La domanda è se sia possibile occuparlo con la proposta di vent'anni fa: la Fiat non tenta di vendere ancora le 128». Da Forza Italia la replica di Paolo Romani è tra l'ironico e il tagliente: «Una 128? Al massimo Berlusconi può essere paragonato a una Ferrari che nel tempo si rivaluta». E Renato Brunetta ricorda che «il centrodestra è sempre stato unito attorno a Forza Italia e che nelle recenti Amministrative, al netto delle civiche, Forza Italia sorpassa di un punto la Lega» ma «con i suoi quattro petali del quadrifoglio, cioè Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e civismo, il centrodestra unito può puntare al 40%».
Su toni molti simili a quelli di Giorgetti si sintonizza Giovanni Toti, intervenendo a Garda d'Autore. «Vorrei che Forza Italia pensasse seriamente al suo futuro e vorrei che lo facesse anche Silvio Berlusconi perché la sua statura è tale che vorrei che si consegnasse come il De Gaulle italiano. Il centrodestra ha bisogno più di una squadra che di un leader. Abbiamo vissuto il leaderismo di Berlusconi, poi quello di Renzi, poi di Grillo. Solo se giochiamo in squadra facciamo il bene di questo Paese». Sulla possibilità di un nuovo patto del Nazareno Toti è categorico: «Fare un governo insieme al Pd non produrrebbe niente di utile, sarebbe paralizzato dai veti incrociati». E sulla legge elettorale: «Non ho mai nascosto che il proporzionale non mi convince, non avrebbe i numeri per dare un governo» perché «costruirebbe un pacchetto perfetto per quell'antipolitica alimentata da una politica che non sa dare risposte. Non credo che il Parlamento la farà. Credo in una legge maggioritaria».
Se non una legge maggioritaria, qualcosa potrebbe muoversi per favorire in Parlamento una soluzione capace di conciliare il proporzionale con il premio di coalizione.
La correzione del sistema tedesco - si ragiona in Forza Italia - potrebbe essere appoggiata anche dal Pd - segretario permettendo - alla luce della crisi di popolarità di Matteo Renzi e della necessità di presentarsi al voto diluendo l'identificazione partito-segretario in una coalizione plurale. Nei prossimi giorni, dunque, Forza Italia potrebbe elaborare una proposta tale da rassicurare gli alleati, senza costringere al percorso obbligato del partito unico di centrodestra.
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