Casini, l'uomo che cade sempre seduto

Cambiano i governi, finisce una repubblica e ne inizia un'altra, ma una cosa resta fissa: Pier Ferdinando Casini su qualche poltrona. C'è chi cade sempre in piedi, l'ex leader dell'Udc invece cade sempre seduto. Seguendolo, tra l'altro, si scoprono le infinite articolazioni della macchina pubblica nazionale e internazionale, la quale comporta presidenze, segreterie generali e altre poltrone da occupare. Alzi la mano chi sapeva dell'esistenza dell'«Uip», l'Unione internazionale dei parlamenti, con sede a Ginevra? Ebbene, con voto bipartisan il Parlamento italiano ha eletto per l'appunto Pier Ferdinando Casini «presidente dell'Interparlamentare italiana», organismo bicamerale che aderisce all'Uip. Casini ha incassato la nomina senza grandi emozioni, del resto è un veterano di poltrone ben più prestigiose, ma sempre con il garbo che lo contraddistingue: «Ringrazio i colleghi che mi hanno affidato la responsabilità di presiedere l'Interparlamentare italiana. Lavorerò con spirito bipartisan come richiedono i principi di questa organizzazione per rappresentare l'Italia nella sede dei Parlamenti mondiali».

Chiariamoci subito: non è che Casini fosse nel frattempo sprovvisto di una carica. Figuriamoci, è dal 1983 che siede senza interruzioni in Parlamento. Ma siccome è nei momenti difficili che viene fuori la classe, Casini è riuscito a rientrare in Parlamento senza un partito dietro (l'Udc è passato a Cesa, lui ora è leader dei Centristi per l'Europa, di cui è l'unico eletto), ma sotto le insegne di un altro partito, il Pd, per giunta nel collegio della rossa Bologna, lui che è un ex democristiano e per una vita nelle file del centrodestra. Miracoli che possono realizzare solo ai professionisti del settore. Stavolta, non potendosi per evidenti ragioni al gruppo del Pd, Casini è finito nel gruppo Autonomie insieme ai sudtirolesi della Svp e ai due senatori a vita Giorgio Napolitano e Elena Cattaneo. Perché lì? Quando ha fatto il passaggio al misto, si mormorò fosse una manovra finalizzata ad ottenere una vicepresidenza della Camera. Casini si offese: «Ma roba da pazzi, è una cosa ridicola, io non ho bisogno di seggiole».

Certo, sono briciole rispetto ai fasti del passato. Anche recente. Nella scorsa legislatura, pur contando come il due di briscola con il gruppetto di Area Popolare, Casini era riuscito a farsi assegnare la presidenza della commissione Esteri, e poi anche la presidenza della commissione di inchiesta sulle banche.

Ma in quei è stato sempre filogovernativo (pro-Letta, pro-Renzi, pro-Gentiloni, e prima ancora pro-Monti), stavolta invece, nonostante la grande flessibilità di Casini, è da escludere possa appoggiare il governo grillo-leghista e ottenerne qualcosa in cambio. Ma mai dire mai. A 62 anni, uno come lui, ha davanti ancora tante poltrone da conquistare.