Ieri Matteo Renzi davanti alla direzione nazionale del Pd riunita a Largo del Nazareno, giovedì Silvio Berlusconi nel faccia a faccia con Raffaele Fitto a Palazzo Grazioli. L'approccio dei due leader alla decisiva partita per il Quirinale è una sorta di slalom parallelo, con il premier - da una parte - e il leader di Forza Italia - dall'altra - concentrati sul far rientrare le rispettive fronde. D'altra parte, i custodi dei numeri e delle strategie parlamentari che dal 29 gennaio decideranno il successore di Giorgio Napolitano sono concordi nel dire che al quarto scrutinio - il primo a maggioranza semplice - la convergenza tra il corpaccione del Pd, Forza Italia e tutta l'area centrista con il contributo dei fuoriusciti del M5S e dei peones che vogliono comunque evitare un'impasse che possa spingere verso le urne anticipate è più che sufficiente a portare a casa il nuovo capo dello Stato.
Questa, dunque, è la ragione per cui - con una buona dose di diplomazia - sia Renzi che Berlusconi stanno facendo quanto possibile per silenziare le tensioni interne ai rispettivi partiti. Tutti e due - così pare - con qualche risultato. Il premier, infatti, ormai da giorni sembra in qualche modo aver riaperto i canali con la minoranza dialogante del Pd. Dando per irrecuperabile un Pippo Civati o uno Stefano Fassina che ancora ieri rinfacciava a Renzi il «potenziale conflitto d'interessi» sul decreto fiscale, l'area dei bersaniani sta invece provando un approccio con il leader del Pd nella speranza di arrivare a un punto d'incontro. Così sull'altro fronte, dove al di là della versione veicolata in pubblico di una persistente freddezza, l'incontro tra Berlusconi e Fitto di giovedì scorso sarebbe stato sereno e dai toni più concilianti che in passato. Con l'ex premier più che comprensivo - a tratti partecipe - delle perplessità dell'ex ministro sul patto del Nazareno. Al punto che la bordata arrivata ieri da Fitto (critico sul fatto che Renzi voglia «rinviare la delega fiscale dopo il voto sul Quirinale») sarebbe frutto anche di quel colloquio.
La sensazione, insomma, è che con l'avvicinarsi del D-Day sul Quirinale i due leader stiano serrando le fila delle minoranze interne.
Per blindare l'elezione del successore di Napolitano e, di conseguenza, il patto del Nazareno. D'altra parte, dovessero fallire - e si finisse in una impasse come quella del 2013 - la legislatura sarebbe compromessa. Come, probabilmente, la leadership di Renzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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