I l centrodestra alla stretta finale non rinuncia all'unità, respinge il tentativo di divisione del proprio fronte operato da Luigi Di Maio e offre al capo dello Stato la disponibilità a formare un governo. Senza chiudere la porta ai Cinquestelle, ma senza far passare il veto posto dai grillini su Forza Italia.
È il giorno del vertice dei leader del centrodestra e dell'attesa di una mossa decisiva. Se Matteo Salvini mantiene le carte coperte per tutta la giornata (scatenando la consueta ridda di voci e ipotesi spesso in contrasto l'una con l'altra), Forza Italia oppone subito un «no» molto netto alla «novità» messa in campo da Luigi Di Maio («io non faccio il premier, ma Forza Italia resta fuori dai giochi», è in sintesi la posizione del capo politico del Movimento Cinquestelle). Il leader del Carroccio evita battute o dichiarazioni ufficiali. Fa soltanto filtrare un apprezzamento di massima per il passo indietro del capo politico del Movimento Cinquestelle che rinuncia alla personalizzazione della questione governativa. Con una postilla importante: se non fosse possibile la creazione di un «governo politico», per la Lega la strada da percorrere sarebbe quella del voto, senza subordinate. Su questo punto la simmetria con la posizione dei pentastellati schierati a favore di un ritorno alle urne in caso di stallo senza alcuna apertura a possibili esecutivi del presidente, è perfetta.
Questa volontà di dire no a un governo tecnico, Salvini la comunica anche a Silvio Berlusconi, viaggiando con lui da Milano a Roma insieme al suo vice Giancarlo Giorgetti, entrambi ospiti dell'aereo privato del presidente di Forza Italia. I tre si dirigono poi insieme verso Palazzo Grazioli dove, attorno alle 20 e 30, inizia il vertice di coalizione insieme con la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Con i leader ci sono anche Antonio Tajani per Forza Italia, Giorgetti per la Lega e Ignazio La Russa per Fratelli d'Italia. Un summit mirato a costruire una posizione comune in vista dell'appuntamento di oggi al Quirinale per le consultazioni indette da Sergio Mattarella e a preparare il messaggio comune che verrà letto alla fine dell'incontro con il presidente della Repubblica.
Di certo nel centrodestra vengono date in forte ascesa le quotazioni di Giancarlo Giorgetti, considerato la figura ideale per tentare una mediazione con i Cinquestelle che coinvolga anche Forza Italia. Salvini fa filtrare che l'intensità del veto grillino verso Forza Italia si sarebbe attenuata, ma è difficile capire davvero le intenzioni di Luigi Di Maio e della dirigenza pentastellata e come potrebbe prendere forma l'ipotetica collaborazione. In ogni caso nel fronte leghista cresce il desiderio di accelerare e formare un governo. Certo è chiaro che ora l'onere della mediazione si sposta in capo al Quirinale chiamato a registrare la nuova disponibilità offerta dalla coalizione vincente a una collaborazione con altre forze.
Se non ci fosse la possibilità di stringere un qualsivoglia accordo e il veto sul governo del presidente si confermasse insuperabile, ebbene a quel punto tutto potrebbe accadere. Perfino una improvvisa accelerazione per accorpare il ritorno alle urne con il ballottaggio delle Amministrative previsto per il 24 giugno.
Un'ipotesi estrema e improbabile, ma che i parlamentari del centrodestra non escludono del tutto soprattutto se davvero lo stallo non offrisse davvero alcuna via d'uscita e Lega e Cinquestelle si schierassero compatti a favore del ritorno rapido al voto. La terza tornata di consultazioni quirinalizie diventa, dunque, decisiva per disinnescare la minaccia delle urne ed evitare nuove elezioni a cento giorni da quelle del 4 marzo.
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