Due piazze europeiste in due Paesi europei che si allontanano ogni giorno di più dal modello originario dell'Unione europea, simboli del sovranismo che ha preso piede nel Vecchio Continente. A Danzica, in Polonia, in 3.500 si sono radunati per i funerali del sindaco Pawel Adamowicz, 53 anni, accoltellato domenica per mano di un criminale apparentemente squilibrato. Adamowicz era un convinto europeista, pro-migranti, che si batteva contro le discriminazioni ai gay. Secondo molti polacchi il suo omicidio affonda nel clima di odio e divisione che si respira nel Paese. Alla cerimonia hanno partecipato tutti i presidenti della Polonia indipendente, il premio Nobel per la Pace Lech Walesa, ma anche il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk. Maxi schermi sono stati allestiti in città per seguire l'evento.
Dalla Polonia all'Ungheria. Diverse migliaia di persone hanno manifestato in varie città contro il governo nazional populista di Viktor Orban. Iniziate a metà dicembre come una protesta contro la nuova legge sul lavoro, ribattezzata «legge schiavitù» (autorizza i datori di lavoro a chiedere fino a 400 ore di straordinario l' anno pagato però in tre anni), le manifestazioni si sono da allora ripetute ogni settimana. E ieri si sono svolte a Budapest e in una sessantina di altre località, anche se il numero dei partecipanti è in calo. Nella capitale magiara sono scese in piazza circa 2mila persone.
Il movimento denuncia anche la politica di repressione delle libertà del primo ministro, dalle iniziative in materia di stampa, università straniere, immigrazione e rapporti con la Ue. Lo scorso settembre l'Unione europea ha attaccato Orban per la deriva autoritaria e il Parlamento europeo si è pronunciato a favore di sanzioni.
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