C'è chi risparmia sul cibo e chi sul riscaldamento anche se l'inverno è molto rigido. In tanti non riescono a pagare l'affitto puntualmente. Non stiamo parlando dei disoccupati nella Grecia messa in ginocchio da oltre un lustro di tagli e di crisi, ma dei lavoratori poveri tedeschi. Nella «locomotiva» d'Europa, nel Paese che detta legge a tutto il resto dell'eurozona ci sono ben 3,1 milioni di persone che hanno un impiego, ma che vivono sotto la soglia di povertà. Quelli messi meglio, circa la metà del gruppo, non possono comunque permettersi una settimana di vacanze, mentre in 600mila hanno rinunciato all'automobile a causa dei costi di gestione. Ad aggravare il quadro dei dati ufficiali, elaborati dalla Saarbrücke Zeitung , è il loro andamento: nel 2008 i lavoratori poveri in Germania erano circa mezzo milione di meno. Il che significa che l'esistenza di un folto gruppo di sotto-impiegati non è un caso, ma il risultato di anni di politiche per il contenimento del costo del lavoro.
A inizio degli anni 2000 era stato il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder ad avviare la riforma del mercato del lavoro. Da allora il tasso dei disoccupati è precipitato dall'11 al 5% ,ma è evidente che la ricchezza prodotta dall'inizio del nuovo millennio è stata ridistribuita male: nel 2010 la popolazione a rischio povertà era il 15,8%, oggi è il 16,1; un dato in lieve aumento a fronte di un Pil in costante salita. Solo in tempi molto recenti il governo sembra aver preso coscienza che aiutare le imprese a esportare permettendo loro di produrre a basso costo ossia sulla pelle dei lavoratori - fa bene all'export ma nuoce al mercato interno.
Viene però da domandarsi se le riforme che la cancelliera Angela Merkel chiede all'Italia e al resto d'Europa siano davvero un toccasana per l'economia. «È vero: in Germania ci sono lavoratori che non guadagnano bene perché non lavorano abbastanza ore, e ci sono ancora molte divisioni fra est ed ovest», riconosce Manfred Kolbe, deputato della Cdu dal 1990 al 2013. «Credo che la maggioranza dei lavoratori poveri sia all'est. Ma nell'ex Ddr sono passati dalla distruzione della Seconda guerra mondiale a 40 anni di comunismo. Metà della Germania è ripartita solo nel 1990 e in queste aree del Paese la situazione sociale è peggiore che in Francia o in Italia del nord». Allo stesso tempo, rivendica, da noi ci sono oltre 35 milioni di occupati, «numeri mai visti nella storia della Germania moderna». Kolbe riconosce poi ai socialdemocratici di aver di recente introdotto il salario minimo per legge, un provvedimento, nelle speranza dell'Spd, destinato a invertire la tendenza facendo scendere il numero dei sotto-impiegati.
Secondo Kolbe l'alto numero degli occupati è la prova che la medicina tedesca farà bene anche all'Italia: «L'esistenza in Germania di un gruppo di lavoratori a rischio povertà non è un argomento per non fare le riforme in Italia. Le hanno promesse Berlusconi, Monti, Letta e ora Renzi. Eppure non mi sembra che la Confindustria sia soddisfatta del jobs act».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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