Gelo Di Maio-Dibba Spunta l'audio di Luigi: «Mi ha fatto inc...»

L'irritazione di Luigi per la frase sui «ministri chiusi a Palazzo». Nel M5s molti sono con lui

Alla fine si è sfogato e per la prima volta, ieri, Luigi Di Maio è sembrato Di Battista mentre Alessandro Di Battista, ambizioso e determinato, somiglia sempre più al vecchio Di Maio. In un audio che più che rubato è liberatorio, il vicepremier e leader del M5s ha finalmente smesso di dissimulare la rivalità che nutre e ha manifestato la sua collera nei confronti di Di Battista: «Mi sono incazzato in questi giorni quando ho sentito la frase burocrati dentro i ministeri».

L'audio, raccolto dal sito Fanpage, è stato catturato nel corso di un'assemblea territoriale svolta a Terni. L'occasione era un incontro che Di Maio ha voluto con trecento attivisti e che serviva a rianimare la base. Doveva essere a porte chiuse ma nessuno ha impedito che la sua voce venisse registrata e i suoi pensieri diffusi. La frase che da giorni turba Di Maio è contenuta nel nuovo libro di Di Battista, Politicamente scorretto, ed è solo l'ultimo dei (cattivi) giudizi che Di Battista ha rivolto ai suoi compagni, accusati di essersi fatti lusingare dalle cerimonie, di essere, dunque, burocrazia. E infatti Di Maio, nell'audio, per replicare a Di Battista, ha detto che lui non vuole «salvinizzarsi»: «In campagna elettorale molti mi dicevano: ma com'è che Salvini sta in ogni Comune e tu non ci sei mai? Poi abbiamo scoperto che usava gli aerei di Stato», e aggiunto: «Non può essere questo il nostro modello di riferimento. Se qualcuno pensa che dobbiamo cominciare a fare i voti con quella roba là, noi abbiamo ucciso il Movimento».

Negli scorsi giorni, in un'intervista, ma con il suo consueto costume, Di Maio aveva lasciato intendere di non aver gradito il libro e avvertito che nel M5s, ultimamente, «di opinionisti ne abbiamo fin troppi». All'interno del Movimento, le diverse anime si sono raccolte come corpo intero accanto al leader e detto chiaramente che i tentativi di Di Battista non sono altro che dettati da interesse e calcolo, dal desiderio insomma di ribaltare le gerarchie e di tornare presto a occupare una carica.

A parte le maniere e i sorrisi, Di Maio aveva confidato ai suoi collaboratori più cari che Di Battista non è più un piccolo irriconoscente ma un grande pericolo: «Devo parlare io prima che a qualcuno esca qualcosa di ancora più scomposto». I parlamentari erano stati avvertiti di aspettare e di tacere. I giornali hanno scritto che Di Maio teme la congiura dei suoi uomini, ma in verità i suoi temono di essere consegnati a Di Battista «uno che non è capace neppure della grandezza del tradimento». Da quando sono stati pubblicati gli estratti del testo di Di Battista, Di Maio ha chiesto espressamente di evitare le chiamate: «Ho bisogno di riflettere». Non aveva ancora trovato in che modo replicare. Ieri lo ha trovato.

Come accade in questi casi, dopo l'audio è seguita una nota dello staff del vicepremier che ha ridotto tutto a una non notizia: «Non c'è nulla da stupirsi. Quanto riportato non è nulla di nuovo di quanto già detto.

Di Maio è una persona sincera dice quello che pensa sempre. Non c'è nulla di strano e rappresenta l'essenza stessa del Movimento: guardarsi in faccia e dire le cose». In verità, di cose ne hanno dette ma senza mai guardarsi in faccia.

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