Q uella che attraversa il settore dell'edilizia in Italia è una «crisi sistemica» di fronte alla quale l'Ance, associazione nazionale costruttori edili, non è più disponibile a chiedere «con gentilezza» delle soluzioni. Per il presidente Gabriele Buia non si può più aspettare: «Si deve porre immediatamente rimedio». Se la manovra gialloverde non interverrà al più presto con delle misure ad hoc che portino il comparto a risollevarsi, allora l'associazione è pronta a «una grande manifestazione» nei primi mesi del 2019. Parliamo di un comparto esasperato, che «ha perso più occupati di qualsiasi altro: 600mila posti di lavoro in meno dall'inizio della crisi. Sono troppi anni che noi dobbiamo chiudere e perdere occupazione, imprese e lavoratori. Non siamo più disponibili. Stiamo già pensando ad azioni forti, le faremo se le tante richieste non troveranno un riscontro», è la promessa. Negli anni per strada sono rimaste «120mila imprese che hanno chiuso: sono dati impressionanti che necessitano, intanto, una presa di coscienza da parte della politica rapidissima». Che per ora nella manovra non si vede. Inutile, sottolinea poi Buia, programmare investimenti se prima non si risolvono la troppa burocrazia, per l'«ipernormativismo» che caratterizza il Paese.
Se poi anche si bloccano le grandi opere e «non vengono utilizzati quei denari, non ci potrà essere crescita». Inoltre, l'impatto del negoziato Ue ha fatto calare la scure soprattutto sugli investimenti: 4,2 miliardi di tagli.
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