Lui non ci sarà. Manca poco al giorno in cui Domenico Maurantonio, magari dopo l'ultima notte insonne inchiodato sui libri, avrebbe dovuto sedere sul banco dei maturandi. ma è morto, è passato meno di un mese da quella tragica gita a Milano, da quel volo dal 5° piano dell'hotel Leonardo per il quale nessuno trova ancora un come e un perché. La polizia indaga frugando in un silenzio che scuote più di un tuono. Come scavare in un buco nero non della memoria ma del presente, una sorta d'oblio delle coscienze in cui sembrano essere precipitati giovani e adulti. Discepoli e pedagoghi. All'Ippolito Nievo, di Padova, quello che la preside orgogliosamente definisce il liceo frequentato dai «figli della migliore borghesia», vorremmo tanto trovare un professor Keating. Con la sua setta dei poeti estinti, chimera di celluloide capace di raccontare la vita. Carpe diem, quell' l'attimo fuggente da raccogliere ma che i compagni di Domenico hanno già perduto. Tacendo, forse mentendo. Dimenticando. Non i soli, purtroppo. E spaventa che sia un docente a fare altrettanto. Ecco come il professore di Disegno e storia dell'arte- uno degli insegnanti che accompagnò la classe in quel viaggio all'Expo- a 5 giorni dalla tragedia, riepiloga l'ultimo anno scolastico nella relazione del consiglio di classe per l'esame di maturità. Definirla gaffe, la sua, è un eufemismo. Secondo il prof Luigi Boscardin, infatti tutto sarebbe andato bene.
«Con sincera partecipazione- si leggeva nel documento online, in cui ora è stato cancellato il passaggio incriminato- la classe ha contribuito al buon esito della visita all'Expo nei giorni 9 e 10 maggio». Cioè i giorni in cui Domenico è morto precipitando misteriosamente da una finestra. Quanto mancano i «capitani» alla nostra scuola. Ai nostri ragazzi. Ma anche a noi adulti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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