C olpo (quasi) letale all'accordo sul nucleare iraniano da parte dell'amministrazione Usa. Il presidente americano Donald Trump tiene fede a un altro degli impegni presi in campagna elettorale e smonta l'ennesimo capisaldo del suo predecessore Barack Obama. «Vi annuncio oggi che gli Usa si ritirano dal Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) - dice Trump dalla Casa Bianca - L'azione odierna manda un messaggio fondamentale, che gli Stati Uniti non faranno più minacce vuote, quando faccio delle promesse le mantengo».
Dopo mesi di attacchi all'accordo definito «il peggiore mai raggiunto», «disastroso», un «imbarazzo per me come cittadino americano», e dopo l'estremo tentativo dei leader europei che si sono avvicendati a Washington per cercare di salvare l'intesa siglata a Vienna nel 2015, il tycoon dà seguito alle sue minacce. «Abbiamo le prove che Teheran ha mentito sul programma nucleare. L'intesa serve solo alla sopravvivenza del regime a cui permette ancora di arricchire uranio», tuona il Commander in Chief, sottolineando che il Jcpoa «non ha portato la pace e mai lo farà». Pur se «in teoria avrebbe dovuto proteggere noi e i nostri alleati dalla follia di una bomba nucleare iraniana».
Da Teheran il presidente Hassan Rohani ribatte che il suo Paese «non abbandonerà l'accordo». Ma avverte: «C'è poco tempo per iniziare i negoziati per mantenerlo in piedi», e se fallissero, «ho dato disposizione all'Agenzia per l'energia atomica di essere pronta a riprendere l'arricchimento dell'uranio come mai prima, già nelle prossime settimane». Trump, da parte sua, definisce «il regime lo stato sponsor principale del terrore», e ribadisce che gli Usa «non saranno ostaggio del suo ricatto nucleare». «Se lasciassi che questo accordo rimanesse in vigore, ci sarebbe una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente - afferma ancora - Avevo ammonito lo scorso ottobre che o si rinegoziava il Jcpoa o gli Stati Uniti si sarebbero ritirati. L'ho ripetuto a gennaio e sono partiti estesi negoziati, ma non hanno portato a una conclusione positiva». Secondo l'Iran Nuclear Agreement Review Act, infatti, il presidente ogni 90 giorni deve certificare o meno l'intesa con cui Teheran acconsentì a limitare il suo programma nucleare in cambio della sospensione delle sanzioni. E deve quindi dichiarare se la Repubblica Islamica ne ha rispettato o meno i termini, consentendo un'estensione del congelamento delle sanzioni.
Ora, dopo l'annuncio, il Tesoro americano inizierà a reintrodurre le misure in 90 e 180 giorni. Il Dipartimento guidato da Steven Mnuchin spiega che dopo 90 giorni saranno reintrodotte le sanzioni sull'acquisto di dollari americani dall'Iran e quelle sui metalli e il settore dell'auto. Dopo 90 giorni sarà revocata l'autorizzazione per l'export al Teheran di aerei, componenti e servizi, mentre le sanzioni legate al petrolio saranno reintrodotte dopo 180 giorni. Comunque per Trump i negoziati non sono chiusi: «Sono pronto e disponibile a negoziare un nuovo accordo», precisa. Sino a ora, secondo i media, i colloqui sono falliti per l'insistenza del presidente sul mantenere i severi limiti previsti sulla produzione di combustibile nucleare da parte dell'Iran anche dopo al 2030.
La sua decisione, però, rischia di esacerbare le tensioni tra l'amministrazione Usa e i principali alleati europei, in un momento in cui Washington deve affrontare una serie di sfide globali, tra cui l'imminente incontro tra il presidente e il leader nordcoreano Kim Jong Un.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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