Ius soli sul binario morto Anche il governo ci ripensa

I fatti di Rimini minano ulteriormente l'iter della legge L'ira del centrodestra: «Non regaliamo la cittadinanza»

Ius soli, addio? Passano le settimane, si moltiplicano gli appelli, s'infiammano i dibattiti, ma la via per approvare la nuova cittadinanza diventa sempre più stretta. Un mese fa Paolo Gentiloni aveva annunciato il rinvio limitato, tattico, della legge, promettendo che sarebbe stata comunque riproposta in autunno. Ora però la scadenza si allunga ancora: nonostante i proclami, tutto sarà rimandato a dopo la Finanziaria. Ufficialmente per avere le mani più libere, in realtà perché in Senato ci sono mille ostacoli e pochi voti di margine e, se il governo va sotto sullo ius soli, rischia di saltare anche la legge di bilancio. Su molti punti del testo ci sono dubbi anche nella maggioranza e i fatti di Rimini certo non aiutano. «Lo ius soli è una follia - dice a Cernobbio Matteo Salvini - L'Italia è il Paese europeo a legislazione vigente che concede più cittadinanze nel 2015 e 2016. Non si capisce perché occorre regalarne altre per diventare la sala parto d'Europa».

Margini sempre più sottili quindi per una legge contrastata, che molti italiani sembrano non gradire. Sarà per questo che su Rimini Matteo Renzi ha scelto la linea dura. «Chi è colpevole paghi qualunque sia il colore della pelle - tuona dalla festa dell'Unità di Pesaro - Chi ha commesso un reato deve pagare fino in fondo, senza possibilità di sconto o di incertezza». Il segretario del Pd ritwitta poi Stefano Bonaccini, il presidente dell'Emilia Romagna, che ha annunciato che la Regione si costituirà parte civile nel processo. Marco Minniti si congratula con il capo della polizia. E pure il Guardasigilli Andrea Orlando, leader della minoranza interna, invoca «pene congrue e tempestive». Il ministro della Giustizia ha persino telefonato al procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli per «complimentarsi del lavoro svolto» e per ringraziare la magistratura e le forze dell'ordine.

Ma la pentola è scoperchiata e Lega ne approfitta per spostare il dibattito dalla certezza della pena allo ius soli. «È a questa gente che vogliamo regalare la cittadinanza? È questa l'Italia che vogliamo regalare ai nostri figli?», si chiede il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli. Poi rincara: «Ovviamente adesso spero che i giudici non abbiano la solita mano leggera». E il deputato segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, definisce «risorse boldriniane» i quattro africani accusati dello stupro. «A proposito come diceva la signora Boldrini? Nel 2014 li chiamava l'avanguardia del nostro futuro e del nostro stile di vita. Bel futuro che ci aspetta con questi qui, bello stile di vita... Poi non vada a piagnucolare in TV se sui social viene continuamente sommersa di insulti».

Irene Pivetti chiede misure drastiche: «Adesso castrateli. Non vogliamo leggere fra poche settimane - argomenta - che questi quattro animali saranno già fuori grazie a qualche cavillo legale». E Laura Ravetto, Forza Italia: «Nessuno si azzardi a dire che quelle bestie sono da considerare dei 'minori non accompagnati». Con lo ius soli, conclude il vicepresidente di Montecitorio Maurizio Gasparri, «gli stupratori di Rimini sarebbero degli italiani».

In questo quadro il cammino della legge appare sempre più impervio.

L'attivismo di Minniti, gli accordi con la Libia e il calo degli sbarchi non riescono a controbilanciare la situazione. Meglio dunque essere prudenti, stanno pensando a Palazzo Chigi e al Nazareno, meglio forse rimettere in frigorifero la legge e salvare la manovra. Lo ius soli? Se ne riparlerà semmai l'anno prossimo.

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