L'annuncio del tentativo di cambio di passo viene dato da Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama. «La prossima settimana riunirò l'ufficio di presidenza della commissione per incardinare la discussione sulla legge elettorale». Nel merito restano, però, diversi nodi irrisolti da sciogliere, anche se gli ostacoli non appaiono insormontabili.
«Con Renzi abbiamo scambiato le nostre opinioni sulla legge elettorale, ci rivedremo» dice Berlusconi ai coordinatori regionali di Forza Italia. «Il colloquio è andato bene, ma sulla riforma del sistema di voto è stato interlocutorio, abbiamo preso tempo per valutare le varie tecnicalità». I due leader si incontreranno di nuovo entro un mese per cancellare le ultime ombre. Di certo l'ultimo faccia a faccia ha ulteriormente avvicinato le posizioni.
La soglia per ottenere il premio di maggioranza che eviterebbe il secondo turno alla coalizione vincitrice dovrebbe venire innalzata al 40%. Più basse invece le soglie di sbarramento, che potrebbero scendere dall'8 al 5% per i partiti non coalizzati e dal 4,5 al 4% per i partiti uniti in coalizione. Esiste, però, un'altra ipotesi su cui Renzi starebbe riflettendo: quella di una soglia unica al 5%. Per quanto riguarda le modalità di selezione dei candidati, la mediazione potrebbe essere trovata su un sistema con i capilista bloccati - così da lasciare una posizione di forza alle segreterie dei partiti - con le preferenze per decidere i successivi posti in lista. Non c'è, invece, ancora accordo sulla richiesta di Ncd di fare in modo che al primo turno si presentino i partiti e non le coalizioni. Lasciando poi ai 15 giorni prima del secondo turno la possibilità di decidere le varie alleanze. Forza Italia non vorrebbe snaturare un impianto che come dice l'azzurro Francesco Paolo Sisto «consente a chi vince di governare in nome della parola coalizione».
Se Renzi prova ad accelerare, puntuali dentro il Pd scattano le manovre di rallentamento. Il primo ad esporsi è Alfredo D'Attorre che esprime perplessità sull'incardinamento dell'Italicum e ne auspica l'esame dopo la legge di stabilità. Mentre ci sono «così forti tensioni sui temi economici, scaricare su Parlamento anche la legge elettorale non mi sembra la scelta giusta: aumenterebbe le tensioni». Una presa di posizione che fa scattare la replica di Roberto Giachetti. «Premio alla costanza per D'Attorre.
Non essendo riuscito a far saltare la riforma elettorale alla Camera ora ci riprova al Senato. Si rassegnerà».
Giuseppe Lauricella prova, invece, a presentare un nuovo «lodo Lauricella»: un emendamento per legare l'entrata in vigore della legge elettorale alla scadenza dei mille giorni, «il 29 maggio 2017».
«Cosa cambia, se è tra mille giorni il traguardo delle riforme, fare adesso o tra tre o sei mesi la legge elettorale?», domanda il deputato Pd. «Se non c'è il pacchetto delle riforme» conclude con una battuta «allora c'è il pacco».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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