Costretti a imbracciare i fucili. Se in Veneto, dopo i fatti di Vicenza, aumentano le richieste per il porto d'armi, nel Mantovano c'è chi per «difendersi» non esce più di casa. Catenacci, porte blindate, grate, vetri antisfondamento e luci sempre accese. «Siamo diventati prigionieri in casa nostra» raccontano gli abitanti di Rodigo, in provincia di Mantova. Una zona da mesi presa d'assalto da ladri e criminali senza scrupoli. Tanto da organizzare, tempo addietro, nel palazzetto dello sport di Rivalta una convention per rispondere all'emergenza criminalità. E tra sicurezza e libertà la maggior parte dei partecipanti ha scelto la prima a discapito dell'altra. Il sindaco Gianni Chizzoni ha pensato pure di installare, a spese dell'amministrazione, un sistema di videosorveglianza per monitorare le vie di accesso ai due paesi. Servirà? Intanto con il caso del giostraio - rapinatore ucciso dal benzinaio di Ponte di Nonta- si allunga la lista dei banditi morti nel corso di rapine e vari atti criminali nel Nord Italia. Con Albano Cassol, il nomade 41enne, salgono a cinque le vittime fra la malavita dall'inizio dell'anno. Un record che parla chiaro. «Sono contro ogni tipo di violenza - spiega al Giornale il presidente della Faib, la Federazione Autonoma Italiana Benzinai, Martino Landi -, in casa non ho nemmeno una fionda. Però siamo una categoria fortemente a rischio. Pensate che quando un benzinaio cerca di difendere con la propria vita l'incasso, quasi tutto quello che ha nelle tasche nemmeno gli appartiene. Su mille euro, 600 sono dello Stato e 380 sono delle compagnie petrolifere. Il suo guadagno è di appena 20 euro».
«Graziano Stacchio? Un eroe - prosegue Landi -. Con il suo gesto ha difeso la vita della ragazza nella gioielleria e impedito una rapina che poteva finire chissà come. Noi siamo con lui. Ricordo il funerale di un nostro collega gestore di un distributore proprio nel Vicentino anni fa e quello di un altro, prossimo alla pensione, freddato da una coppia di balordi sulla via Aurelia, a Santa Severa. Adesso basta». Erano due giostrai di un campo nomadi del Trevigiano anche i due banditi morti durante la fuga in auto dopo l'assalto a un bancomat il 13 gennaio a Roncade, Treviso. Ancora due nomadi quelli che, inseguiti dai carabinieri, si sono schiantati nell'hinterland milanese il 31 gennaio. «Se il Governo non garantisce sicurezza - gridano in Veneto - la gente è costretta a difendersi da sola».
Come l'autista di Sant'Alberto, frazione di Zero Branco, Treviso, deciso a prendere il porto d'armi dopo che la sua casa viene presa d'assalto 27 volte, di cui 15 in soli due mesi. Un incubo finito solo quando il suo caso, era il 2006, venne raccontato dai giornali. La sua storia la ricorda invece il governatore del Veneto Luca Zaia. « Lorenzo Danieli e sua moglie vivono nel terrore - racconta Zaia a Il Gazzettino , concentrati ormai solo a non lasciare mai porte e finestre aperte».
La famiglia ha imparato a difendersi con alcuni accorgimenti come tenere il cane sempre in casa, rinforzare gli infissi con le inferriate e l'allarme sempre in funzione. Solo a Thiene, nel 2014, sono stati 238 i reati denunciati. All'Isola Sacra, Fiumicino, una barista non ce l'ha fatta più di essere rapinata. Una sera, minacciata dal balordo di turno che voleva l'incasso, ha afferrato un coltello da cucina e l'ha conficcato nella schiena del rapinatore. Uccidendolo. «Le forze dell'ordine combattono una battaglia impari - conclude Zaia -. Sono poche, stremate, mal equipaggiate e mal pagate».
di Stefano Vladovich
Dall'inizio dell'anno sono cinque i banditi che hanno perso la vita mentre commettevano un crimine
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