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Il piano del Colle: un governo per l'emergenza economica

Se dalle consultazioni di lunedì non escono soluzioni Mattarella è pronto a varare un esecutivo «di tregua»

A vete i numeri? No? Avete un accordo? Nemmeno? Allora grazie e arrivederci, adesso ci penso io. Saranno consultazioni flash, le terze, molto accelerate, venti minuti per uno, e tutte concentrate in una sola giornata, lunedì. Sarà quella l'ultima chiamata, l'ultima occasione, come spiega Sergio Mattarella, per verificare «se a distanza di due mesi i partiti hanno altre prospettive di governo». Niente incarico a Salvini, nessun tentativo al buio. Se ci sono «ipotesi concrete», cioè intese per arrivare alla maggioranza, è giunto il momento di metterle sul tavolo. Se sta bollendo un soccorso rosso di responsabili a un candidato di centrodestra, deve essere servito a caldo, con tanto di accordo scritto di contorno. Altrimenti tra martedì e mercoledì scatta il piano di riserva, un «governo di tregua» con «l'obbiettivo minimo» di approvare la Finanziaria, sterilizzare l'aumento dell'Iva e portare l'Italia alle urne nel tardo autunno, cioè entro la metà di dicembre.

A guidare l'esecutivo non potrà essere Paolo Gentiloni. Il premier in carica, mai sfiduciato, dal punto di vista giuridico potrebbe tranquillamente essere confermato a Palazzo Chigi. Ma dal punto di vista politico, dopo il risultato del Pd il 4 marzo, l'ipotesi di un suo bis è «insostenibile». Servirà allora un personaggio «imparziale», un grand commis che sia esperto di economia. Uno tipo il palermitano Alessandro Pajno, docente di diritto amministrativo, presidente di sezione del Consiglio di Stato. Non lo voteranno? Sarà battuto in Parlamento? Pazienza, gestirà lui comunque il Paese fino alle elezioni anticipate, in questo caso forse già a settembre-ottobre.

Preoccupato per i due mesi di stallo e soprattutto per il fatto che «le posizioni di partenza sono rimaste immutate», il capo dello Stato ha deciso dunque di fare l'ultimo pressing, cercando un sussulto di «responsabilità» nelle forze politiche. Sono fallite infatti le esplorazioni sui due filoni individuati nelle prime due consultazioni: centrodestra-M5s, esplorato da Elisabetta Casellati, e M5s-Pd, sondato da Roberto Fico. Inutile aspettare la direzione dem, giudicata «soltanto una resa dei conti». Impraticabile pure la strada di un governo del presidente di medio respiro che metta mano alla legge elettorale: per varare una riforma ci vuole troppo tempo e Cinque stelle e Lega non sono disponibili.

Resta il gabinetto di tregua per la manovra. Ce la farà Mattarella a convincere i partiti ad appoggiarlo? I timori del Colle sono forti, l'Europa sta cominciando a dare segni di nervosismo e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici già parla di «rischi per la prolungata incertezza politica» e di «sforzi di Roma pari a zero». Se si votasse a ottobre, dicono al Quirinale, si rischierebbe l'esercizio provvisorio dei conti pubblici e sarebbe quasi impossibile evitare lo scatto delle clausole di salvaguardia e l'aumento dell'Iva dal primo gennaio. Le conseguenze sarebbero durissime: aggravio per i bilanci delle famiglie, calo dei consumi, effetto depressivo sulla produzione, peggioramento dei livelli occupazionali, ripresa della crisi.

Per questo, e anche per non aggiungere ulteriori elementi di tensione, l'obiettivo del presidente è la Finanziaria e non più la riforma legge elettorale, pure considerata «opportuna».

Votare con l'attuale sistema, dopo aver sciolto le Camere a fine luglio, potrebbe significare veder riprodotto lo stesso quadro politico di oggi, in tilt. Ma se a questo si aggiunge un esercizio provvisorio del bilancio, allora l'Italia si troverà non solo ingovernabile, ma pure esposta a tutti i venti della speculazione.

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