Polesine, il governo blocca gli sgravi E Zaia va all'attacco: «Vergognoso»

Il rigassificatore resta, gli sgravi evaporano.

Ha il sapore della beffa la decisione del Senato di cancellare gli sconti sull'acquisto di idrocarburi in favore dei residenti nei territori interessati da attività di rigassificazione. Una misura (prima che svanisse) cucita addosso al Veneto seguendo l'ordito disegnato un anno fa dal Consiglio di Stato, che aveva annullato l'esclusione dei cittadini veneti dal novero di quelli da ammettere ai benefici previsti «in favore dei bacini regionali che ospitano impianti energetici ad elevato impatto ambientale e la cui attività serve l'intero Paese». Tra essi l'impianto off-shore di Porto Viro, nel Polesine, coi suoi 8 miliardi di metri cubi annui di gas naturale capace di coprire il 10% del fabbisogno nazionale: la Regione aveva detto sì alla sua realizzazione purché nelle tasche dei veneti finissero, sotto forma di agevolazioni, 5 milioni di euro. E questo prevedeva il decreto Competitività.

Ma in Commissione, facendo proprio un emendamento del senatore forzista Donato Bruno, la maggioranza ha cambiato le carte in tavola. «Non ci sono limiti all'indecenza», tuona a frittata fatta il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia. «Per l'ennesima volta - aggiunge - il governo non mantiene la parola e consente che vengano cancellati, attraverso una riga in un emendamento, i sacrifici che i veneti avevano accettato per garantire uno sviluppo equilibrato a tutto il Paese».

Inevitabile, la dichiarazione di guerra del Carroccio: «I parlamentari veneti si muovano compatti a difesa degli

interessi dei nostri concittadini, stanchi di versare tasse agli spreconi». E il capogruppo della Lega Nord Massimiliano Fedriga raccoglie l'appello: «Bloccheremo l'Aula della Camera finché non verrà soppresso l'emendamento»