La crisi che sta investendo la Rai è figlia di un doppio errore: aver cambiato le regole e aver sbagliato persona. La legge sul sistema radiotelevisivo che porta il mio nome, approvata nel 2004, è rimasta in vigore. Il governo Renzi si è limitato a qualche ritocco sbagliato. In particolare ha ridimensionato il ruolo del Cda e ha dilatato i poteri del direttore generale. Un grave errore, perché numerose sentenze della Corte costituzionale, da noi inutilmente richiamate, stabiliscono che il controllo della Rai non spetta al governo ma al Parlamento, rappresentazione pluralista dei pensieri e degli orientamenti della Nazione. È stata, quindi, varata una modifica incostituzionale della legge vigente, della quale prima o poi la Corte si occuperà. Si è messo tutto nelle mani di un dg nominato dal governo, consentendogli di fare le nomine che vuole, e lasciando al consiglio una funzione quasi simbolica. Abbiamo già visto come Campo Dall'Orto si sia avvalso di questo potere per soddisfare le ansie e le esigenze di Renzi.
Ma non si è fatto solo l'errore sulle regole. Lo si è fatto anche sulla persona. Perché affidare tutti i poteri a un elemento geniale e capace di soddisfare le esigenze del pluralismo sarebbe stata una cosa saggia. Invece, si è scelta una figura oggettivamente inadeguata. Lo diciamo senza alcun intento polemico, ma come pura constatazione, ampiamente condivisa, alla luce di quanto sta avvenendo. Volevano fare i moralizzatori e sono stati condannati dall'Anticorruzione, volevano dimostrarsi lontani dai partiti ma hanno fatto da fattorini di Renzi, tra l'altro abbattendo l'audience di programmi già in affanno, sostituendoli con esperimenti fallimentari.
Che fare a questo punto? C'è chi parla di un commissariamento che realizzi una «Rai-Renzi 2.0». Si sfiducia Campo Dall'Orto e si anticipa così l'applicazione di nuove norme che restringano ulteriormente il consiglio favorendo solo chi governa? Se si vuol fare questo, diciamo subito no. Il problema vero è quello di ripristinare i principi del pluralismo, non la lottizzazione. Come ha fatto osservare durante un'audizione in Vigilanza Carlo Freccero, «c'è bisogno di una Rai che sappia parlare a tutti». Se la Rai è solo al servizio di Renzi, tutti quelli di centro, di destra o di sinistra che hanno un'opinione diversa saranno indotti ad attivare il telecomando. Il che può far contenta la concorrenza, ma il pensiero unico della tv pubblica fa male all'Italia. Il simil pensiero renziano, poi, fa ancora peggio. Non si tratta di invocare spartizioni, ma di richiamare tutti al rispetto del pluralismo e della democrazia. Questo è il problema.
Giù le mani, quindi, da un servizio pubblico che Renzi ha già devastato e che un commissariamento porterebbe alla distruzione. Si possono cambiare i vertici operativi, ma bisogna cambiare anche norme sbagliate e incostituzionali.*senatore Forza Italia
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