Una «poppata» e via. Ma non dal seno materno, così come madre natura vorrebbe. E la scienza consiglia. Qui a «succhiare» erano i medici. Di fronte al denaro, anche il bene dei bebè può andare a farsi benedire. Ecco l'Italia delle corruttele e della vergogna, del disprezzo, dove alla parola sanità si è troppo spesso costretti ad aggiungere il suffisso mala.
L'ultima storia ce la raccontano i carabinieri del Nas e non è certo vicenda edificante. Ieri i militari hanno arrestato dodici pediatri, tra cui due primari, 5 informatori scientifici e il dirigente di un'azienda di alimenti per l'infanzia. Motivo? Spingevano le puerpere a non allattare i propri pargoli al seno materno ma le consigliavano con capziose teorie - a nutrire i proprio bimbi con latte in polvere. Il perché è resto detto: soldi, prebende, corruzione. Ognuno per il proprio tornaconto. Le aziende produttrici che aumentavano le vendite; i camici bianchi che incassavano mazzette. Sotto forma di lussuosi viaggi, smartphone, tablet, televisori e regalie varie. Undici degli arrestati- ma tutti con il beneficio dei domiciliari- sono toscani.
L'inchiesta, parita nel 2013 e condotta dai carabinieri del Nas di Livorno - coordinati dalla Procura di Pisa - ha ricostruito i tasselli del sistema corruttivo. Che è questo: le aziende produttrici del latte «sostitutivo» avevano architettato un complesso sistema per giustificare gli ingenti esborsi di denaro sostenuti per finanziare i dottori compiacenti. Gli informatori scientifici prendevano contatti con i pediatri per sollecitarli a prescrivere latte artificiale ai neonati, contravvenendo agli unanimi pareri scientifici sulla necessità di promuovere l'uso del latte materno. Grazie, poi, alla compiacenza di alcune agenzie di viaggio che fatturavano false spese per la partecipazione dei medici a costosi congressi e corsi di aggiornamento anche internazionali, facevano ottenere buoni vacanze» a professionisti e loro famigliari. Pediatri di base convenzionati con le rispettive Asl, mentre i due baroni finiti nei guai sono Stefano Parmigiani, 57 anni, domiciliato a Parma ma dirigente dell'ospedale del Levante ligure (La Spezia) e Roberto Bernardini, 57 anni, residente a Calcinaia (Pisa) e responsabile del San Giuseppe di Empoli (Firenze).
Camici pbianchi in doppiopetto per i quali- almeno se le accuse degli investigatori venissero confermate in tribunale- il «giuramento di Ippocrate» nient'altro sarebbe stato che un sorpassata, vetusta e falsa promessa. La Federazione italiana medici pediatri, adesso non può far altro che dirsi sconcertata. «Da sempre - afferma il presidente Giampietro Chiamenti - siamo impegnati a promuovere e sostenere l'allattamento al seno come prima pratica da seguire per la nutrizione del bambino fin dai primi giorni di vita. Il latte materno è l'alimento ideale per il bebè perché perfettamente bilanciato e in grado di fornire tutti gli elementi nutritivi nelle giuste proporzioni». La conclusione è ovvia. «Non possiamo che prendere le distanze da comportamenti di singoli medici che - spiega Chiamenti - tendono a disincentivare la pratica dell'allattamento al seno perché ciò significa rinunciare a un nutriente importantissimo per lo sviluppo psico-fisico del bambino».
Ancora più duro il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
«Mi chiedo come possano medici pediatri andare contro l'etica della professione, contro unanimi pareri scientifici e contro le indicazioni del ministero della Salute... Non bastano gli aggettivi per descrivere la gravità di questo genere di azioni».Chissà se mamme e bebè ora avranno il diritto di pretendere risarcimento per il danno biologico.
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