Riforma fiscale, lite tra tecnici La norma del 3% è in alto mare

Padoan aspetta che gli esperti del ministero dell'Economia mettano a punto le regole sulle soglie per la punibilità dell'evasione. Ora a rischio anche la revisione del catasto

Riforma fiscale, lite tra tecnici La norma del 3% è in alto mare

I l 20 febbraio si avvicina. Ed al ministero dell'Economia i tecnici sono in surplace. Aspettano. Aspettano che altri tecnici, esterni all'amministrazione, elaborino i 5 decreti che devono dare attuazione alla delega fiscale. Ed il Consiglio dei ministri li attende per il 20 febbraio.

Tocca a loro mettere a punto la norma sulla franchigia del 3% del fatturato su chi ha eluso una parte delle tasse dovute. La misura che (impropriamente) è stata definita salva-Berlusconi. E che, in realtà, non avrebbe riguardato il Cav.

I tecnici esterni all'amministrazione finanziaria sono quelli della Commissione presieduta da Franco Gallo e coordinata da Vieri Ceriani: da una vita consigliere fiscale di vari ministri e, durante il governo Monti, assurto a sottosegretario. A costoro si affiancano gli esperti di Palazzo Chigi: una specie di Mef «ombra».

Per cultura personale e sensibilità accademica, Pier Carlo Padoan non è particolarmente interessato alle problematiche fiscali. Così, gira voce che abbia dato indicazioni di attendere i testi dei nuovi decreti per lunedì 16 febbraio: con sufficiente anticipo, insomma, rispetto alla data del 20 febbraio. In tal modo, conta di studiare le misure in modo che non si possano ripetere gli incidenti dell'altra volta, che portarono Renzi a ritirare il decreto appena approvato dal consiglio dei ministri.

Vista la sovrapposizione di «centri decisionali» (esperti esterni al Mef, esperti del Mef, tecnici di Palazzo Chigi, livello politico), l'orientamento del governo in materia di «abuso del diritto» fiscale è ancora da definire.

Una cosa è però certa (l'ha detta Renzi): «Il governo conta di distinguere chi fa errori in buona fede e chi vuole evadere di proposito». Per i primi dovrebbe essere sospeso il processo penale. Per gli altri, no.

Come raggiungere questo risultato, però, non è ancora bloccato da norme. L'intenzione sarebbe quella di introdurre un meccanismo che confermi una soglia percentuale della franchigia, sotto la quale il contribuente non viene dichiarato «evasore» (il 3%, per capirci). In più, per potenziare l'efficacia si starebbe pensando anche ad un livello economico in cifra fissa.

Esattamente come era stato prospettato all'indomani del ritiro del decreto.

Il 20 febbraio, poi, insieme a questi decreti che attueranno la delega fiscale, il governo potrebbe anche procedere al varo di un decreto che ha l'obbiettivo di sanare gli errori introdotti con la Legge di Stabilità per quanto riguarda i regimi minimi per l'Iva.

Con la manovra le partite Iva hanno visto aumentare e non diminuire il cuneo fiscale; in virtù di un aumento dei contributi previdenziali e della tassazione in generale. Il fenomeno ha colpito soprattutto le partite Iva che godono (godevano) di un regime agevolato per il basso giro d'affari annuo.

Da considerare che, prima del decreto Poletti, molti giovani venivano spinti dalle aziende ad aprire questo tipo di partite Iva per essere assunti.

Benché rientrassero nei parametri di reddito per ricevere gli «80 euro», non li hanno mai incassati perché inquadrati dalle aziende come lavoratori autonomi. E proprio a costoro, il governo Renzi ha aumentato le tasse con la Legge di Stabilità. Ora conta di correre ai ripari con un decreto che dovrebbe riparare i danni.

Sembra, infine, destinato a restare nel freezer la riforma del Catasto.

Ha misure che non dialogano con i decreti della delega fiscale. In più, non ci sarebbe il tempo per l'esame della riforma da parte delle commissioni parlamentari competenti.

Tutto sommato, una buona notizia per i contribuenti.

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