Lo sballo violento: un altro ragazzo massacrato a Jesolo

Dopo Niccolò ammazzato a Lloret Daniele preso a pugni: è grave

Niccolò, Daniele e gli altri. Massacrati di botte nei templi del divertimento, quelli in cui l'eccesso è la regola: musica a palla, ore talmente piccole da non esserci quasi più, alcol, pasticche. A quel punto basta una spinta involontaria per scatenare l'inferno. E vivere o morire è spesso questione di fortuna.

A Niccolò Ciatti, 22 anni di Scadicci, è andata male. Morto a Lloret de Mar nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 agosto, nel club Saint Trop', nel penultimo giorno della sua vacanza tra amici, da sballo ma non troppo. Morto per aver trovato sulla sua strada una belva come Rasul Bisultanov, 24 anni, ceceno, spalleggiato dai suoi due amici e connazionali. I tre si sono mossi come un commando addestrato per la guerriglia da discoteca, come se non aspettassero altro, una vittima da sacrificare. Niccolò era un ragazzone sportivo e allenato, ma nulla ha potuto contro quella furia resa cieca dall'alcol e dalla droga. Il ceceno ha confessato tutto al magistrato spagnolo inchiodato da quel video che è ha strappato il cuore dal petto alla mamma e al papà di Niccolò che lo hanno visto, perché il dolore, quando arriva, non ti risparmia nulla.

È andata meglio a Daniele Bariletti, 24 anni di Pianiga (Venezia), preso a pugni da uno sconosciuto, «un ragacco tra i 24 e i 28 anni alto circa 1,90, biondo e occhi azzurri», come lo descrivono i testimoni, che si era intrufolato nel privé prenotato da Davide e dai suoi amici nella discotecas Vanilla Club di Jesolo e che lo ha dapprima provocato versandogli addosso una bevanda e poi picchiato. Ed è fuggito senza essere fermato dal servizio di sicurezza del locale. Daniele è ieri uscito dal coma, per lui questa storia resterà forse solo un brutto ricordo.

Le discoteche, comunque, non sono un luogo sicuro. I Carabinieri, sul loro portale, non lesinano consigli su come minimizzare i rischi sul dancefloor: segnalare al personale chi vi guarda con insistenza o atteggiamento provocatorio, non fare commenti o sorrisi ironici a sconosciuti, non indossare abiti eccessivamente stravaganti che secondo alcune ricerche attirerebbero l'attenzione di malintenzionati, tenere sempre d'occhio il proprio drink per evitare che qualcuno vi versi qualcosa, scusarvi prontamente dopo un urto involontario , chiamare sempre il personale addetto alla sicurezza in caso di rissa.

Ma poi spesso sono i locali a favorire i comportamenti borderline aggirando le più elementari regole di sicurezza. Recentemente ha fatto scapore la denuncia fatta alla Gazzetta del Mezzogiorno da Alessandro Taffi, socio di minoranza della discoteca Praja di Gallipoli, in Salento: «La Praja ha una capienza certificata di 2mila persone. Quindi uscite di sicurezza, sistema antincendio, spazi fruibili e vie di fuga autorizzati per 2mila persone. Ogni notte i miei soci ne mettono dentro 5-6mila.

Stessa cosa fa la discoteca Cave. Ho scritto una pec (posta elettronica certificata, ndr)a tutte le istituzioni in cui segnalavo i grossi pericoli che ogni notte corriamo nel continuare ad ammassare uno sull'altro i ragazzi in coma etilico».

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