L a Lega affronta il suo redde rationem. La lunga guerra di nervi tra Matteo Salvini e Flavio Tosi è ormai vicinissima al definitivo punto di rottura. L'incontro a pranzo tra i due litiganti non ha sortito risultati e anche le 24 ore successive non sono servite ad avviare una mediazione e una ricucitura. Nel faccia a faccia Salvini ha provato ad avanzare una sorta di ultima offerta: fai pure una tua lista, ma a sostegno di Zaia. La risposta del sindaco di Verona è stata: ritirate il commissariamento del Veneto e se ne può parlare. Una richiesta giudicata irricevibile dal segretario nazionale.
A questo punto, salvo ripensamenti da parte dei protagonisti, alle Regionali venete il candidato ufficiale della Lega, Luca Zaia, dovrà vedersela oltre che con Alessandra Moretti, anche con l'outsider Flavio Tosi. Con la costituzione del gruppo in consiglio regionale gli uomini vicini al sindaco scaligero hanno già risolto la questione della raccolta delle firme. Per l'ufficializzazione della rottura bisognerà attendere altre 48 ore.
«Non ci sarà nessun Consiglio federale lunedì. Ho dato a tutti la possibilità di scegliere e ho lasciato fin troppo tempo per pensare e risolvere le cose. Adesso stop. Capitolo chiuso, Ora si parte con Zaia e basta», annuncia Salvini. «Ci pagano lo stipendio per risolvere i problemi, non per battibeccare. La Lega cresce perché pensa ai problemi veri, all'immigrazione incontrollata, al lavoro, non perché pensa alle beghe interne».
Tosi, a sua volta, non lascia spazio alle mezze misure. «Se il Consiglio federale mantenesse la posizione del commissariamento valuterei le dimissioni da segretario della Liga Veneta. Poi a quel punto liberi tutti». E alla domanda se possa candidarsi a governare il Veneto il sindaco di Verona non si nasconde: «Io sono stato da sempre fin troppo leale e corretto, quindi ho sempre sostenuto la candidatura di Zaia. L'ho fatto anche lunedì, salvo poi essere commissariato. Ora, se ci fosse una frattura ognuno deciderebbe liberamente. Ma se così fosse non avremmo certo provocato noi la situazione. Posso rimanere sindaco, ritirarmi in seminario o candidarmi a governatore. È una delle ipotesi se dovessi dimettermi».
Chi assume un atteggiamento più morbido è Roberto Maroni che non esita, però, a schierarsi con Salvini. «Il mancato accordo in Veneto è incomprensibile a me, figuriamoci ai normali cittadini. Salvini con grande pazienza da quattro mesi cerca di mettere d'accordo due che non si sono mai messi d'accordo» e, a un certo punto, «il consiglio federale ha dovuto prendere una decisione. Si iniziano anche a valutare le possibili ripercussioni in Parlamento. I parlamentari pronti a seguire Tosi sono i deputati Matteo Bragantini, Roberto Caon ed Emanuele Prataviera e le senatrici Emanuela Munerato e Patrizia Bisinella, compagna del sindaco. A questi potrebbero aggiungersene altri due. Se passassero nel gruppo Misto il Carroccio rischierebbe di avere qualche problema alla Camera nel mantenere un proprio gruppo parlamentare. L'ostacolo, però, non appare insormontabile.
di Fabrizio De Feo
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