La verità delle primarie Pd: con le preferenze ecco i brogli

In Liguria lo sconfitto Cofferati contesta il risultato: troppe irregolarità. E ora vuol correre con Sel, Verdi e Cinque Stelle

Sergio Cofferati ci ha provato. Nella notte di domenica ha rifiutato di riconoscere il risultato dicendo che le magagne sono talmente rilevanti da diventare materiale «da procura».

Ma la Commissione elettorale delle primarie che decideranno il candidato governatore della Liguria per il centrosinistra ha tratto conclusioni diverse. Il risultato ieri è stato confermato e la candidatura di Raffaella Paita è stata convalidata: 28.973 voti contro i 24.916 dell'ex sindacalista. Circa 4.000 voti che segnerebbero la prima sconfitta dell'ex segretario generale Cgil in una competizione interna alla sinistra da quando ha lasciato la guida della prima confederazione. Vero che questa volta la sfida era più difficile. L'avversario è una renziana doc e, soprattutto, è stata sostenuta con forza da Claudio Burlando, dominus della vita politica ligure da più di vent'anni. Ma la sconfitta brucia e potrebbe avere ripercussioni impreviste per il Pd, locale e nazionale.

Intanto i casi dubbi finiranno sotto la lente del collegio regionale dei garanti che vaglierà le denunce di presunte irregolarità e tirerà delle conclusioni entro domani. Alcuni casi limite li ha accennati direttamente Cofferati: «Voto di sostenitori del centrodestra e di gruppi organizzati di stranieri come i cinesi che non parlano l'italiano o i sedicenni marocchini. Cosa vogliamo che ne sappiano questi delle primarie?». Niente di strano per Burlando: «Si era detto di aprire il voto a tutti gli over 16, di tutte le etnie, così è andata». Ma c'è dell'altro ed è quello che emerge dai verbali arrivati ai garanti. Fonti del centrosinistra parlano di gruppi organizzati di stranieri (i famosi cinesi) istruiti nei dettagli su cosa fare. Flash di macchine fotografiche che violano il segreto dell'urna e altri casi degni di Cetto Laqualunque.

Tutto da provare, certo. Ma il dato politico resta. Il voto personalizzato, quello delle primarie così come le preferenze, non sono l'antidoto alla corruzione politica. Semmai il contrario.

La vincitrice respinge e passa oltre. «La mia vittoria è legittima. Hanno votato alle primarie 55 mila persone, ho avuto 4 mila voti in più di Cofferati, un big nazionale. Io sono già proiettata alle elezioni regionali. Il mio dovere è pensare a unire» il Pd e il centrosinistra.

A frenare c'è il sindaco di Genova Marco Doria che chiede di «fugare con la massima chiarezza tutti i dubbi sollevati sulla legittimità del voto». Come la pensi il partito a livello nazionale si capisce dalle parole del vicesegretario Lorenzo Guerini. «Se ci sono state situazioni non corrette saranno sanzionate, ma va sottolineata la grande partecipazione». Dove la grande partecipazione è un dato politico e statistico che va a sostegno della legittimità del voto.

È effettivamente possibile che il ricorso di Cofferati non porti a niente. Che i presunti brogli, il voto etnico organizzato vengano derubrucati a dialettica democratica. Ma in questo caso si aprirebbe un secondo scenario, non meno sfavorevole al Pd di un eventuale annullamento delle primarie. Il «Cinese» potrebbe scegliere una via tutta sua; giocare la stessa partita con una nuova squadra. Quindi presentarsi alle elezioni regionali con l'altra sinistra, Sel, Verdi, Rifondazione e anche il M5S.

Scenario più che probabile, considerando che Sel ha già mollato la prospettiva di correre con il Pd. «Con la candidatura di Cofferati abbiamo provato a costruire in Liguria un centrosinistra capace di guardare con attenzione al territorio, ai diritti, al lavoro. Con la vittoria di Paita questa prospettiva non c'è più», ha detto ieri il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni. Già con l'elmetto anche i Verdi, che ieri hanno replicato alla vincitrice Paita che aveva promesso degli anni «rock» per la regione.

«Con lei può esserci solo il ballo del mattone».

L'alternativa, di sinistra, a Paita, di fatto, è già in moto. E, con la sinistra divisa, per Renzi si potrebbe profilare la prima sconfitta elettorale da quando è diventato premier.

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