da Milano
È giallo sulla partecipazione alla gara di Mediaset per aggiudicarsi lemittente tedesca ProSiebenSat. La società italiana sarebbe infatti, secondo quanto riportato dallagenzia di stampa Reuters, stata eliminata dalla gara. E la spiegazione potrebbe essere politica. Secondo una fonte finanziaria, interpellata da Reuters, che sta seguendo lo sviluppo della situazione gli italiani sono stati eliminati per ragioni di sensibilità locali. «I regolatori e i politici sono contrari al fatto che Silvio Berlusconi sbarchi nel mercato tedesco». La società italiana informata soltanto in serata della vicenda non ha potuto verificare la veridicità della vicenda e dunque non ha commentato lindiscrezione. Sempre secondo la fonte per la gara sono state presentate circa dieci offerte. Alcune sono sopra i 30 euro per azione, ha inoltre detto la fonte, aggiungendo che almeno un altro pretendente, oltre al gruppo che fa capo alla famiglia Berlusconi, è stato estromesso dalla shortlist. Il titolo ProSiebenSat.1 ha chiuso ieri a 23 euro. Lesclusione di Mediaset appare strana trattandosi di una prima fase con offerte non vincolanti. Eppure ieri la Borsa aveva dimostrato di apprezzare la mossa della società guidata da Fedele Confalonieri. Il titolo si era infatti apprezzato dell1,9%. E anche il governo, nella persona del ministro Paolo Gentiloni aveva espresso apprezzamenti per lofferta. «La conquista del pubblico tedesco da parte di Mediaset - ha detto Gentiloni dal palco dello Iab forum a Milano (levento sulla raccolta pubblicitaria online) - può diventare una bella soddisfazione per tutta lindustria televisiva italiana».
Gentiloni però non cambia idea sul nuovo tetto del 45% posto alla raccolta pubblicitaria. «Capisco perfettamente che chi ha posizioni rilevanti o dominanti da difendere lo faccia- ha aggiunto- Il disegno di legge approvato dallesecutivo non vuole punire nessuno ma vuole riequilibrare posizioni dominanti aprendo il mercato a nuovi operatori perchè cè bisogno di avere più protagonisti».
Il ministro ha poi precisato la necessità della riforma, rilevando che «in Italia i due principali editori della televisione analogica controllano il 95% delle risorse pubblicitarie televisive e la tv analogica da sola il 55% di tutto il mercato pubblicitario». Cifre che, secondo il ministro «in altri Paesi occidentali sarebbero imbarazzanti».
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