Priorità sulla tutela dell’ambiente

Nel corso del 2005 la Corte di giustizia della Ue ha risolto 610 cause contro le 361 del 2004. La durata dei procedimenti è stata ridotta fino ad arrivare a una media di 20 mesi per una pronuncia pregiudiziale e a 28 per una impugnazione. Di conseguenza, anche il numero di cause pendenti di fronte alla Corte è stato ridotto del 12% rispetto all'anno precedente e a oggi restano 1.033 vertenze da risolvere.
Il 2005 è stato segnato da un’importante sentenza in materia ambientale secondo cui la Commissione può costringere gli Stati membri a prevedere sanzioni penali al fine di far rispettare l'ambiente. La Corte di Lussemburgo si è occupata per la prima volta anche di terrorismo e, nello specifico, il tribunale si è pronunciato nel settembre scorso sulla possibilità da parte della Commissione di prevedere il congelamento di capitali privati nell'ambito della lotta contro il terrorismo internazionale.
Molto importante in materia fiscale anche la sentenza emessa a fine 2004 sugli sgravi fiscali previsti dalla legge anglosassone per attutire le perdite della società «Marks and Spencer». La nota catena di supermercati britannici aveva chiuso le sue filiali continentali e chiedeva di poter stornare le perdite fiscali subite in particolare nelle filiali di Belgio, Francia e Germania, ma la Corte ha ritenuto la legge distorsiva delle norme europee sulla libertà di stabilimento in un altro Paese membro dell'Unione.
Tradizionali nell'attività della Corte le cause per la protezione dei prodotti alimentari e la denominazione di origine. Nel 2005 ci sono state due sentenze riguardanti la feta, il formaggio greco che la Corte ha confermato avere una denominazione d'origine protetta, pur non essendo il nome di una regione, di un luogo o di un paese ma prodotto di un'area con caratteristiche specifiche.


Riguardo l'Italia, va segnalata invece una sentenza in materia di denominazione di un vino, il Tocai, secondo cui in virtù di accordi specifici tra Italia e Ungheria, ritenuti validi dalla Corte, certi vini italiani non possono essere chiamati con il nome protetto Tocai. Questa sentenza ha suscitato molti malumori in particolare tra i produttori friulani.

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