Pierre Boulle (Avignone 1912-Parigi 1994) è un nome che dice poco. Eppure le sue opere sono universalmente note. Dai suoi romanzi sono stati tratti due dei film più visti di tutti i tempi: Il ponte sul fiume Kwaï e il Pianeta delle scimmie.
Boulle è anche autore de La faccia o Il procuratore di Bergerane (edito da Liberilibri, con postfazione di Luigi Domenico Cerqua, magistrato e presidente della Corte dAssise di Milano).
La storia, in estrema sintesi: un orgoglioso procuratore, di nome Berthier, è sdraiato in riva al Rodano con la bella fidanzata, addormentata. Allimprovviso appare una giovane dal passo incerto. È ferita a causa di una caduta in bicicletta avvenuta sul sentiero che conduce alla riva. Vuole sciacquarsi nel fiume. Scivola. Risucchiata dalla corrente, lotta inutilmente con i mulinelli e si inabissa.
Il procuratore, per viltà, non muove un muscolo. Vorrebbe alzarsi, ma il terrore lo blocca. Vorrebbe chiamare aiuto, ma sarebbe come ammettere di non voler intervenire in prima persona. Non vuole fare la figura del vigliacco di fronte alla fidanzata. E dunque tace.
Il destino è in agguato. Il cadavere affiora e la perizia legale, sia pure in modo incerto, accredita la tesi della morte non accidentale. Qualcuno ricorda di aver assistito a un litigio fra la vittima e il fidanzato, lodiato rampollo di una ricca famiglia, già scampato in altre occasioni alla giusta punizione grazie agli intrallazzi del potentissimo padre.
Linchiesta prende una piega inaspettata. Il rampollo è accusato di omicidio volontario, nonostante il castello probatorio faccia acqua da tutte le parti. E sarà proprio limpeccabile Berthier a dover sostenere laccusa. Chiederà la pena di morte... Eppure una sua parola avrebbe potuto ristabilire la verità una volta per tutte.
Berthier però si trasforma: si trasforma nelluomo che vorrebbe essere o meglio nella sua caricatura. Giorno dopo giorno, letteralmente dimentica ciò che ha visto coi suoi occhi e si cala nei panni dellartefice della giustizia popolare. Respinge tentativi di corruzione (che paradossalmente, se accettati, avrebbero salvato un innocente) e confortato dallappoggio del paese indirizza verso il patibolo il povero malcapitato.
Lopinione pubblica ha la voce di una sirena, a cui il procuratore volentieri cede: «Nella città di Beregerane vive un Giusto per il quale il dovere non è una vacua parola, e che non rimane insensibile alla sorte degli infelici; un Incorruttibile che non sa cosa siano paura o debolezza, e che punisce i criminali senza curarsi del proprio interesse.
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