Pure ai nemici conviene che Silvio resti in sella

di Giancarlo Perna

Non è chiaro cosa stia maturando nel bel cervello di Emma Marcegaglia. Da un po’ è affiancata a Pier Luigi Bersani, non solo nell’alleanza con la cgiellina Camusso, ma nel comune «dalli al Berlusca». Per imperscrutabili ragioni, la presidente di Confindustria è convinta che la fiacca dell’imprenditoria sia dovuta al Cav. Così, sfogherà il suo malcontento con un atteso manifesto antigovernativo. Anche i confindustriali, insomma, si aggiungono al coro di chi chiede al premier un passo indietro. Per me andrebbe bene per il gusto di vedere cosa succederebbe se accadesse. Io però sono uno che ha poco da perdere. Ma Emma, i suoi amici con le mani in pasta, i giornalisti del bunga bunga, i partiti che si pasciono di antiberluschismo, che faranno dopo? Proviamo a immaginare.
Un primo effetto dell’uscita di scena del Cav sarebbe la disoccupazione pro tempore delle procure. Le sue otto cause - tre su fatti di 25 anni fa, tre sul bunga bunga e due per arricchire il carniere - comincerebbero a sbiadire per poi finire nel dimenticatoio. Diciamo che, scomparso il Berlusca nelle brume dei mari del Sud, i pm dalle Alpi al Lilibeo - raggiunto lo scopo - perderebbero il novanta per cento della carica antagonista. Nel giro di qualche mese - giusto il tempo di riprendersi dallo shock - finiranno per gettare le accuse alle ortiche. E anche se qualche mastino - tipo l’irriducibile Boccassini - restasse con l’arma al pie’, ci penserebbero i giornali a scoraggiarli. Infatti, avendo perso qualsiasi interesse, gruppo Espresso, il Fatto & Co. non darebbero più nessun rilievo ai processi del fu Berlusconi, convincendo così i pm che non vale la pena arrabattarsi in mancanza di ritorno mediatico.
A questo punto però, venuto a crollare l’obiettivo d’obbligo da due decenni, i giudici dovranno pure trovare un ubi consistam. Ecco allora che cominceranno ad aprire i cassetti chiusi per anni perché non riguardavano il Cav, vaglieranno le segnalazioni lasciate impolverare sugli scrittoi, rovisteranno negli archivi trascurati da lustri. Ha mai pensato, dottoressa Marcegaglia, che, una volta tolto di mezzo il Berlusca che vi ha fatto da schermo e parafulmine, si apriranno, ahimè, le cataratte sui signori dell’imprenditoria? Mai meditato - con gratitudine e un pizzico di solidarietà umana per la vittima sacrificale - ai vantaggi che avete goduto in questi anni in cui le attenzioni erano tutte rivolte al Cav? Non solo siete stati presumibilmente graziati in innumerevoli casi, ma se pure siete stati colpiti da qualche inchiesta e condanna sono passate sotto silenzio, coperte dal frastuono che procure e giornali facevano intorno a Berlusconi.
Signora Emma, lei è la prima a saperlo. Ella pure, la sua famiglia, l’azienda di papà Steno - la Marcegaglia spa - avete passato in questi anni i vostri guai. Ma sono stati trattati con discrezione. Brevi articoli a pagina venti dei grandi quotidiani i cui i titoli di apertura erano invece dedicati al mafioso di Arcore, al mandante delle stragi di Falcone e Borsellino, all’uomo nero delle bombe di Milano, Firenze e Roma. Pensi invece che scalpore avrebbero suscitato le sue faccende se non fossimo stati tutti distratti dalle boiate di Ciancimino, dai giochetti del pm Ingroia, dagli intrufolamenti tra i materassi dell’inquisitore capo, l’occhialuto Bruti Liberati, da quel genio dell’incompetenza di Woodcock. Non pensa che avrebbe meritato la prima pagina, la condanna di suo fratello Antonio a undici mesi (sospesi) per avere corrotto - un milione e passa di stecca - un addetto di EniPower per appalti vari? Oppure l’indagine su suo papà per traffico di rifiuti pericolosi, o - ancora su suo fratello - per associazione a delinquere e turbativa d’asta per certe forniture di guardrail? Tutte cose che le auguro si siano chiuse nel migliore dei modi ma - e qui sta il punto - di cui si è saputo poco e niente essendo tutti gli sguardi rivolti, a seconda delle stagioni, ai convegni del Cav con le coppole e a quelli con le patonze. Ora se riuscirete finalmente a cacciare il Cav, la pacchia finisce.
Come già accennato, questa soluzione traumatica mi sta bene. A me piace sapere i fatti di tutti, non solo quello del Berlusca come mi tocca da decenni. Godrei a leggere in prima pagina com’è andata a finire - per aggiungere un’altra chicca ai pasticci marcegaglieschi - la denuncia delle autorità elvetiche alla procura di Milano su misteriosi conti intestati alla presidente della Confindustria e presunti fondi neri accumulati in Svizzera. L’uscita del Cav in tempi stretti ci darebbe poi altre eccitazioni inedite. Sono quattro mesi - calendario alla mano - che Bersani conclude ogni dichiarazione col ritornello: «Berlusconi se ne deve andare». Una volta andato, dovrà dire dell’altro.

Ma ha altro da dire o, senza il Berlusca come puntello, è un paperottolo alla deriva? E ve lo immaginate Santoro se l’oggetto dei suoi improperi gli viene improvvisamente a mancare? Saprà fare altro o è solo un guappo di cartone? Be’, anche per saperlo, non vedo l’ora che il mostro brianzolo ci lasci tutti con un palmo di naso.

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