A Lavagna
mercatino fantasma
Recatomi in Lavagna per «mercatino modellismo», segnalato sul Vostro quotidiano del 15 agosto. Risultato: nessun mercatino!! E presso comando il comando dei vigili urbani non erano informati di alcunché in merito.
Deluso, quale modellista e collezionista (veicoli e mezzi dei Vigili del Fuoco - il più importante in Italia!) confidavo in un evento alquanto straordinario nel genovesato, come di consueto ci rimane la mostra di Novegro (Milano) e Norimberga (Germania) e la solita «bufala ligure»!!!
Distinti ossequi.
Pissarello chieda scusa ai genovesi
Egregio direttore, anche se è notorio (DAlema dixit) che il popolo di sinistra è più intelligente ed acculturato di quello di centro-destra, vorrei ricordare al vice-sindaco ed al suo (o alla sua) referente un antico detto: «Un bel tacer non fu mai scritto».
Il Dr. Pissarello, inoltre, dovrebbe chiedere pubblicamente scusa ai genovesi per aver tentato di coinvolgerli in uno squallido episodio di (falso) razzismo, invitando laggredito in Comune per porgergli ufficialmente «le scuse della città»!
Distinti saluti.
Aurelio Granara
Giovani aggressori
da manicomio
Caro Sig. Lussana,
Chi sono, gli aggressori dello studente africano Muteba, destri o ultradestri (ma potrebbero essere semplici cretinetti che presi uno ad uno sono esseri insignificanti, quando sono in gruppo di due o tre cambiano pelle come i serpenti, se arrivano ad unirsi in tredici poi...) restano degli emeriti cretini. Se credono di cambiare il mondo accanendosi contro un tale che ha la pelle scura incontrato per caso in una via che induce, nelle persone normali, allo stupore per la bellezza del creato (con quello sfondo scintillante del Golfo Paradiso, appunto...) piuttosto che alla violenza, vuol dire che avrebbero più bisogno di cure in un manicomio (sfortunatamente li hanno chiusi...) che di carcere. Questi «coraggiosi» perché, se vogliono migliorare il mondo, non danno una mano alle Forze dell'Ordine per individuare gli spacciatori di droga con morte annessa?
Luigi Fassone - Camogli
Ma i cittadini
non sono complici
Egregio direttore, a volte il solleone, è risaputo, fa brutti scherzi.
Forse è per questo che il vice sindaco Paolo Pissarello ha invitato in Municipio, per chiedergli scusa a nome della città, il giovane studente angolano aggredito dal branco di balordi.
E bravo dott. Pissarello che colpevolizza tutti i genovesi quasi fossero complici di quella banda...!
Con buona pace del signor vice sindaco, non intendo minimamente chiedere scusa per atti compiuti da persone con le quali non ho niente da spartire: se il dott. Pissarello si ritiene corresponsabile del vergognoso episodio, porga pure le sue scuse, e magari, anche quelle dei suoi elettori.
Non le mie. Per dirla veltronianamente: not in my name!
Fortunatamente ed intelligentemente lo studente aggredito, nativo dellAfrica e pertanto tetragono ai colpi di sole, ha gentilmente declinati linvito. Ha tutta la mia comprensione e solidarietà.
Sembra che la Digos abbia già identificato alcuni «picchiatori» speriamo di conoscerne nomi e ragione sociale. Sento odore di «boomerang»!
P.S. È di oggi la notizia che un giovane peruviano, allatto di salire sul bus, è stato accoltellato da un nord africano. Che farà il dott. Pissarello? Inviterà il ferito per porgergli le scuse a nome della comunità nord africana che vive nella nostra città? Oppure la strumentalizzazione dellaccusa di razzismo per fatti di cronaca nera vale solo per i maledetti «bianchi»?
Olimpio Parodi
La città degradata
che mi fa piangere
Gentilissimo Dottor Lussana, potrei essere sua madre, mi permetta di abbracciarla per larticolo di qualche giorno fa in cui ci diceva quanto potrebbe essere bella Genova, se non fosse così trascurata, abbandonata, offesa.
Sono tornata da una breve vacanza avevo nostalgia della mia città, ma dopo qualche giro per piccole commissioni tra corso Torino, via Casaregis, piazza Palermo sarei scappata al vedere in che stato è lasciata la mia Genova. Vorrei piangere e urlare, invece posso solo dire grazie a lei per le sue denunce, e aspettare fiduciosa che per miracolo cambi tutto a partire dal Sindaco e collaboratori.
Scusi lo sfogo.
Irma Larini
Il Monte Antola
a misura duomo
Prendo spunto da una mia recente gita sul Monte Antola, dove ho potuto ammirare il nuovo rifugio alpino, bello, funzionale, finalmente gli escursionisti potranno avere un luogo sicuro dove rifocillarsi e passare la notte.
In questi anni abbiamo sentito e letto del notevole impegno da parte degli enti preposti affinché in queste valli dellentroterra ligure si stabilissero, in modo costante e definitivo, animali quali i daini, i caprioli, i lupi, e pare proprio che questo progetto, pur con qualche malumore, sia stato portato a termine con successo, visto che ormai non di rado si hanno notizie dellavvistamento dei suddetti animali.
Vorrei a questo punto congratularmi con la Regione Liguria, con la Provincia di Genova, con lente parco Antola per il buon lavoro fin qui svolto, e mi permetto di suggerire alle menzionate autorità un nuovo progetto su cui impegnarsi, luomo.
Sì, quelluomo anchesso in via di estinzione, che nelle decine di piccole frazioni sparse sulle pendici di questi monti, ha vissuto, e in qualche piccola realtà ancora vive e che, purtroppo, ai giorni nostri non interessa più a nessuno.
Sì, al giorno doggi è molto più interessante ed importante che il lupo torni a vivere in queste valli, per questo si trovano fondi, risorse, ci si impegna, per questa gente, evidentemente meno importante del lupo, niente, nemmeno il ricordo, il rispetto.
F. Roccatagliata
Versi per condividere
un po di umanità
Per condividere la profonda umanità di A. Gentili e G. Mambelli, la cui «lettera» dell11 luglio scorso ha ispirato la meditazione sotto riportata e al figlio dedico.
Sono dolore e gioia / io testimone di vita e morte / né più domando ancora / di rivelare a me larcano / senza risposta che non sia speranza. / Ma non ripudia legro mio quesito / londa che breve indugia / sul mio cancello; / non crede lansia duna notte eterna / ed è linoltre / e volge in pace il mio destino immenso. / Basta per me il sospiro / duna farfalla a terra, / di quel germoglio astratto / clemenza e voce.
Giuseppe Bignami
Qualche consiglio
da vecchio alpino
Caro direttore, come vecchio alpino vorrei mettere le mie esperienze «pratiche e teoriche», in riguardo agli incidenti in montagna, forte nella conoscenza di almeno 50 anni descursionismo (i disturbi dellalta quota)
1) in genere lalpinista è dotato di una particolare struttura psicofisica che gli permette di affrontare situazioni ed ambienti molto difficili eppure non sempre egli, animale culturale, riesce a mediare la sua attività con la ragione e il buon senso. Mi riferisco in particolare al fatto che molti affrontano la permanenza in quota, specie sui grandi gruppi andini e himalayani, oggi sempre più avvicinabili, senza tener conto degli avvertimenti - affissi persino allaeroporto di Kathmandu - che gli studiosi di tutto il mondo stanno chiarendo e illustrando con sempre maggiore precisione. Lorganismo umano in alta quota, soprattutto al di sopra dei 4000 metri come si sa, subisce la costante aggressione di fattori climatici e ambientali ostili, quali abbassamento della pressione atmosferica, ipossia, disidratazione, freddo, irradiazione.
2) Ad esse sono associate, spesso concause, più o meno oscure, o meno descritte, come linquinamento ambientale e atmosferico cui noi diamo grande importanza, che possono favorire lo sviluppo e il sovrapporsi di processi infiammatori anche assai gravi, specie a carico dellapparato respiratorio. Ricordiamo che a 5.000 metri la quantità di ossigeno presente nellaria è circa la metà di quello che si trova a livello del mare. Oggi si parla prevalentemente - su questi argomenti esistono ormai più di 22.000 lavori - di uno spettro di patologia generale piuttosto che di un quadro individuale, anche perché le varie forme morbose sono quasi sempre associate in quanto tutte le attività tissulari dipendono dallossigeno.
Gli abitanti indigeni, lo sherpa, lindio si sono adattati da secoli nellambiente ostile ed hanno sviluppato una maggiore capacità polmonare, un cuore a struttura differenziata (masias) più adeguato e una maggiore quantità di globuli rossi. Eppure anche questi, sia pure generalmente in forma non grave, possono essere soggetti alla malattia di montagna.
Celso Vallarino
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