Claudio Onofri direbbe che il «target» è quasi lo stesso: stesso bacino dutenza, medesimo tetto ingaggi, ambizioni e programmi, a medio o a lungo termine, pressappoco simili. In effetti, soprattutto negli ultimi due anni, Genoa e Sampdoria ci hanno abituato a campagne di rafforzamento di pari tenore e a conseguenti testa a testa di mercato, talvolta veri, talvolta presunti, ma pur sempre avvincenti.
Se si esclude lingaggio blucerchiato di Antonio Cassano, i nomi circolati ultimamente nel caotico bailamme mediatico delle sessioni di trasferimenti finiscono sovente per intrecciarsi, facendo al caso sia di una società sia dellaltra società cittadina. E le trattative, in odore di derby, paiono arroventarsi a dismisura. Prendete lex piacentino Hugo Armando Campagnaro: a fine giugno 2007 sembrava già del Genoa. Tutto fatto, si diceva e si scriveva, senza però aver fatto i conti con Beppe Marotta, il quale, con un autentico blitz, soffiò il difensore argentino ai cugini allo stesso modo in cui, poco prima, aveva «sottratto» un altro centrale, quel Daniele Gastaldello che Gasperini allenò nelle giovanili della Juve e a Crotone e avrebbe voluto con sé al Grifone. Daltro canto, anche Mazzarri avrebbe gradito volentieri Alessandro Lucarelli e Francesco Modesto, scudieri nella sua Reggina dei miracoli: uno lestate scorsa, laltro qualche settimana fa sono entrambi finiti al Genoa.
Al Genoa, dalla Juventus, cè finito pure Raffaele Palladino, apprezzato e seguito a lungo dalla Samp, un po come Beppe Biava, fresco genoano nelloperazione-Bovo (altro ex pallino di Corte Lambruschini). Passando invece alla sfera degli obiettivi e delle ipotesi condivise, i nominativi accostati in tempi non sospetti ora al Genoa ora al Doria non fanno che sprecarsi: i centrali Contini, Dainelli, Pratali, Rinaudo e Rossettini, i mediani Almiron, Brocchi e Mudingayi, gli esterni Abate, Antonini e Motta.
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