Quei giovani talenti che interpretano Bach

JSB a tutto può far pensare, se non si masticano pane e pentagramma: ad una sigla di una squadra sportiva, o magari quella di un simil prestigioso whisky puro malto, ma non certo a Johann Sebastian Bach. Giusto il vederla stampata sul cartellone della Gog la ricolloca nel suo giusto contesto musicale, lasciandole però quel guizzo di freschezza e originalità.
Acronimo, in primis, del «Sommo» di Eisenach, è vero infatti che JSB sta anche per Junges Stuttgarter Bach-Ensemble, eccellente formazione di orchestra e coro, composta proprio di «freschi» giovani talenti e dedita - è ovvio - all’interpretazione delle pagine di Bach, in particolare di quelle sacre.
Domani sera (ore 21) il JSB Ensemble diretto da Helmuth Rilling torna sul palcoscenico del Carlo Felice in occasione del ventiduesimo concerto della Gog: dopo l’apprezzatissima «Passione secondo Giovanni» eseguita l’anno scorso, ecco nel programma di domani la meravigliosa «Messa in si minore», pagina sublime, tra le più dense del repertorio bachiano, monumento all’arte dei suoni e alla mente unica e sconvolgente del più grande genio musicale di tutti i tempi. In attesa di ascoltare, nella prossima stagione, anche la «Passione secondo Matteo», in un ideale quanto perfetto percorso attraverso un’interiorità profonda e struggente.
Il JSB Ensemble, con sede a Stoccarda, è formato da musicisti selezionati tra giovani talentuosi di tutto il mondo, che partecipano ogni anno, in marzo, all’intensa «Settimana Bach»; un gruppo guidato da esperti insegnanti che sta conoscendo una importante esperienza a livello internazionale. Bravi, motivati e giovani, legati da un’esperienza unica e appassionante, che in qualche modo li accosta a quell’orchestra venezuelana, la Simon Bolivar, fatta di adolescenti entusiasti, anche loro ospiti recenti della Gog: denominatore comune, la gioia di poter esprimere se stessi suonando insieme agli altri.


«La musica dovrebbe far emozionare le persone e raggiungerle nel profondo per portarle a riflettere. Non dovrebbe mai essere semplicemente consolatoria, fossilizzata e addolcente». Così Helmuth Rilling. E così il credo, sentito, del suo eccezionale giovane ensemble.

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