QUELLA «TATA» SEMBRA UN MILITARE

Una settimana per ristabilire l'ordine. Così recita il sottotitolo di S.O.S. Tata (martedì su La 7, ore 22,30). Fa pensare agli obiettivi di una struttura poliziesca che a quelli delle aspiranti «Mary Poppins» chiamate da famiglie in crisi, alle prese con mocciosi in vena di capricci. Ma tant'è, e se si guarda questo reality dichiaratamente pedagogico ci si accorge presto che tali «tate», a dispetto della definizione graziosa, hanno in realtà un piglio teutonico, un senso della disciplina militaresco, modi spicci tipo quella vecchia pubblicità in cui una colf entrava a muso duro nella famiglia che l'aveva ingaggiata con un programma di governo domestico fatto di poche ma chiare parole: «Io arrivo presto, lavoro in fretta, e non pulisco il water». Si chiamano tata Rita, tata Marisa, tata Lucia, ma sarebbe più onesto se si facessero chiamare Frau Dobermann, o Miss Rottweiler. Una famiglia con figli supervivaci ne invoca l'aiuto e una sorta di istantanea assemblea del comitato delle tate si consulta e decide presto chi inviare: «Una persona rigorosa come Marisa sembra adatta a questa missione». Nella parola «rigorosa», ovviamente, è racchiuso tutto l'infernale mix di toni spicci e linguaggio psicopedagogese che fa da sottofondo all'intervento. Frau Marisa Dobermann fa conoscenza con la famiglia, dà una rapida occhiata ai problemi, supervisiona per un paio di giorni l'andamento domestico e poi sentenzia con un tono che non ammette repliche: «La vostra tata ha predisposto delle regole molto precise che dovranno essere rispettate». Lo dice seduta davanti ai genitori, annichiliti sul divano come se avessero di fronte non una tata, ma un'autorità indiscussa. Poi li incalza, senza possibilità di essere interrotta: «Ho osservato i vostri comportamenti e ho riscontrato quanto segue: lei signora è troppo fredda con i suoi figli e lei signore manca di autorità». Poi un consiglio, che sarebbe più corretto chiamare ordine: «Siate sinergici, collaborate di più». Quindi un'altra razione di diagnosi impietosa: «È evidente che avete annullato la coppia in funzione dei figli, e date una lettura sbagliata di quanto accade ai vostri bambini». A questo punto, fossimo alle prese con un reality normale, ti aspetteresti che almeno uno dei coniugi saltasse alla giugulare della tata e non mollasse la presa finché quella non grida: «Pietà, capisco di avere esagerato».

Invece i due tapini sprofondano ancora di più nel divano e accettano per una settimana di far girare il dobermann per la casa. A compito esaurito lei se ne va, manda una lettera che gronda un po' di tenerezza dagli artigli e loro che fanno? Piangono, si commuovono. Già, come faranno a vivere senza una tata così?

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