(...) «Al 7 agosto 134 - puntualizza l'assessore ai servizi demografici Francesco Errico - oltre a 82 richieste di accesso ai documenti fini a se stesse». Una sfrenata fame di scartoffie e chiarimenti su tutto lo scibile rapallese che non si è placata nemmeno durante il periodo di vacanza all'Isola d'Elba. «E che sta monopolizzando il lavoro dei dipendenti comunali, oberati di un lavoro estraneo all'attività istituzionale, ormai a rischio paralisi - spiega il vice-sindaco Roberto Di Antonio -. Per non parlare dei costi, che di questo passo potrebbero crescere fino a giungere all'occhio della Corte dei Conti. Se poi non bastasse, siamo chiamati a tutelare la riservatezza dei privati cittadini. Oggi gli atti che li riguardano rischiano di finire nelle mani di chiunque». Cosa prevedrà il nuovo regolamento? Stabilirà giorni e orari in cui sarà consentita la visione degli atti all'interno degli uffici, prassi che d'ora in poi sarà propedeutica alla richiesta formale di una copia. «Sia chiaro - prosegue Errico - Non si intende limitare il diritto all'accesso agli atti, ma regolamentarlo come avviene negli altri comuni». Lunedì sera il consiglio comunale non è però riuscito a entrare nel merito della questione: Capurro ha infatti incanalato la discussione su un presunto vizio formale che avrebbe a suo giudizio imposto il ritiro della pratica. «Siamo nella piena illegalità», ha sbottato apostrofando un dipendente che non avrebbe messo a disposizione la relazione della commissione entro i canonici 5 giorni dalla data del consiglio. L'indignazione si è rivestita dell'eloquio tagliente del segretario generale, Enzo Di Cagno: «Per la prima volta nella mia vita lavorativa ho visto disattendere da parte di un consigliere il principio della riservatezza e del divieto di apprezzamento su nomi di dipendenti comunali», ha rilevato deluso. «Alle ore 14.00 dell'8 agosto il documento era a disposizione», ha puntualizzato.
È stato invece votato all'unanimità un ordine del giorno su Villa Azzurra, il centro privato di cardiologia e cardiochirurgia che rischia di chiudere i battenti dopo la delibera regionale che ha fissato un tetto al numero di interventi addebitabili sul conto del Servizio Sanitario Nazionale. Un tetto molto basso: 201, meno del 10 per cento dell'attuale numero. «Una scelta incomprensibile -, decreta Salvatore Alongi -. La chiusura di questo centro di eccellenza di valore internazionale alimenterà la fuga verso le altre Regioni e un aggravio sui bilanci, facendo perdere alla città 118 posti di lavoro».
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