«Il rapporto tra coop e sinistra è intollerabile»

Adalberto Signore

da Roma

Caso Unipol, rapporti tra politica e economia, carovita, occupazione e chi più ne ha più ne metta. In poco più di mezz’ora, ospite della trasmissione Otto e mezzo, Silvio Berlusconi affronta buona parte dei nodi politici sul tappeto e apre la lunga cavalcata televisiva che lo terrà impegnato per tutta la settimana (domani sera tocca a Porta a Porta, poi a Alice le altre e Conferenza Stampa). Il tutto condito da qualche gustoso siparietto con Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni e dal trasferimento forzato del premier dallo studio di Otto e mezzo a quello del Processo, visto che Aldo Biscardi non ha voluto perdere una tanto ghiotta occasione. Così, giusto il tempo della sigla, Berlusconi si ripresenta agli ascoltatori di La7 con un sorriso: «Sono stato letteralmente rapito da Biscardi, mi ha detto: “Presidente, venga qui a parlare finalmente di cose serie”».
Unipol. A Otto e mezzo si parte, come è ovvio, dalla querelle Unipol, anche se, spiega Ferrara, «scoppia da ridere quando si sente parlare di separazione tra politica e interessi». Berlusconi la prende un po’ larga e si concede una premessa dietro la quale non è difficile scorgere dove voglia andare a parare. «Da parte mia e del mio partito - spiega - non c’è stato alcun attacco personale a nessuno, né a D’Alema, né a Fassino». Però? «Però - aggiunge - la vicenda Unipol ha fatto emergere un sistema di collateralismo tra giunte rosse e movimenti cooperativi». Collateralismo che secondo il presidente del Consiglio ha creato un sistema di concorrenza «non correttissimo con il resto del mercato», perché le cooperative godono di notevoli facilitazioni fiscali, e «ha prodotto una massa di denaro che, si immagina, sia di aiuto ai partiti della sinistra». «Abbiamo sempre denunciato questo sistema delle cooperative che - attacca - non è più tollerabile in un sistema democratico e di libero mercato». «Credo si debba intervenire» con misure legislative, aggiunge, perché «il sistema non è sano». Ma «per ora lasciamo fare alla magistratura il suo lavoro». Il premier, poi, racconta di quando anche lui fu «contattato da un importante azionista della Bnl». «È venuto da me - spiega - a chiedere se ci fossero indicazioni su cosa fare delle azioni. E ho detto: “Fate ciò che ritenete opportuno per voi”. Io sono rimasto neutrale, altri, invece, sono andati dai protagonisti a chiedere di vendere le azioni a Unipol».
La sinistra. Secondo Berlusconi, dunque, è «scandaloso» il comportamento che sta tenendo l’Unione sul caso Unipol. Perché, spiega, la sinistra «ha esaltato la sua supposta superiorità morale e alla fine si comporta come pensa si comportano gli altri», ritenendo che «la scalata a un istituto finanziario come Bnl possa essere utile alla conquista del potere».
Il conflitto d’interessi. «Ma non si sente a disagio a parlare di questi argomenti?», obietta l’Armeni con chiaro riferimento al conflitto d’interessi. Ci mancherebbe, sembra dire Berlusconi con un sorriso. «Con la politica - replica - ci sono state situazioni che mi hanno sempre penalizzato nella mia qualità di imprenditore». «Non mi sento a disagio», aggiunge, perché «in questi anni ho dovuto rinunciare a La Repubblica, a L’Espresso, ho dovuto vendere televisioni in Italia e all’estero, catene di negozi di giocattoli, Blockbuster e persino la Standa visto che le giunte di sinistra non mi davano più le licenze». Insomma, «se c’è qualcuno che è stato penalizzato come imprenditore, perché io sono un imprenditore e non uno che fa affari, be’, allora quello sono io».
L’economia. La situazione dell’Italia, spiega Berlusconi affrontando la questione del caro prezzi, è uguale a quella del resto dell’Europa che sta pagando una forte «stagnazione economica», «l’ingresso nella moneta europea» e la concorrenza dei mercati dell’Est, dell’India e della Cina. E poi, aggiunge, «c’è una percezione del carovita superiore a ciò che è successo nella realtà» perché «se l’Istat ci dice che l’inflazione è al +1,9% e mediamente stipendi e salari sono al +3,6% non mi sembra ci sia stato reale impoverimento di tutte le famiglie italiane». Stesso discorso per la precarietà del lavoro. «Un milione di posti di lavoro in più, l’87% dei lavoratori con un contratto a vita, solo il 12,4% a termine, il 47% di quali lo vede trasformare in contratto a tempo indeterminato. Visto? Anche questa - dice rivolto all’Armeni - è una bufala della sinistra». Sono «disfattisti», aggiunge, «e quando si continua a sostenere che va tutto male la gente poi pensa che sia così». D’altra parte, insiste il premier, «l’85% dei giornalisti è di sinistra perché negli anni scorsi non era possibile farsi assumere se non si era di sinistra».
Lingue biforcute. Si passa alla questione alta velocità e a Ferrara che chiede perché la si sia data vinta ai manifestanti, il premier risponde deciso: «La Tav si farà, stiamo solo aspettando che arrivino i macchinari necessari». Una convinzione, quella di Berlusconi, suggellata da un repentino scambio di battute con il direttore del Foglio. «Era Prodi che la voleva e ora nicchia? Si sa che i politici hanno la lingua biforcuta...», chiosa Ferrara. «Eh no, no, no», replica immediatamente il premier. «La lingua biforcuta non ce l’hanno tutti... qualcuno ce l’ha, qualcun altro no».
La sfida con Bertinotti. C’è spazio anche per parlare del confronto televisivo con Bertinotti, in programma domani sera a Porta a Porta. «Fassino - non perde l’occasione di sottolineare Berlusconi - ha declinato l’invito a un faccia a faccia con me, poi anche Rutelli, alla fine mi è stato proposto Bertinotti, che comunque a sinistra è il più tosto». Sarà lui, spiega, «a imporre il suo programma a Prodi...».

Quale? «Rimettere l’imposta su successioni e donazioni, aggiungere quella sul patrimonio e sulla casa, ampliare l’articolo 18 anche alle imprese con meno di 15 dipendenti, ridurre a 35 le ore settimanali di lavoro. Insomma, un bel programma per perdere qualche milione di posti di lavoro...».

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